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Monastero Mater Carmeli Biella
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Maria

MARIA,  MADRE  DEL  CARMELO

bruna001.jpgI primi eremiti del monte Carmelo costruirono in mezzo alle loro celle una cappella. Fu il centro della loro vita, dove ogni giorno si incontravano per celebrare insieme la S. Messa. Dedicarono questa cappella alla beata Vergine Maria. Con questo gesto il primo gruppo di Carmelitani la prese come sua patrona, promettendo il suo fedele servizio mentre aspettavano da lei la sua protezione. Erano fieri di portare il titolo di Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e difesero questo titolo con coraggio quando il loro diritto a questo nome fu minacciato.
Maria accondiscese alla volontà di Dio quando le fu chiesto di essere la madre del Salvatore. Ella meditò gli avvenimenti della sua vita e fu capace di vedere in essi la mano di Dio in azione. Maria non si inorgoglì per la sua specialissima vocazione ma lodò Dio per aver guardato alla sua umiltà e aver fatto grandi cose in lei. Fu con Gesù all'inizio del suo ministero pubblico quando, alle nozze di Cana, Maria lo informò della precaria situazione: "Non hanno vino". Maria lo assiste durante la sua morte in croce e là diventa la Madre di tutti i credenti.
All'inizio degli Atti degli Apostoli troviamo Maria nel cenacolo, insieme agli altri discepoli, pregando ed aspettando l'arrivo dello Spirito Santo.
Per ogni Carmelitano, Maria è sempre presente nella propria vita, guidandolo e proteggendolo nel suo ossequio a Gesù Cristo. Per molti secoli lo scapolare del Carmine ha raccolto nel suo significato la relazione dei Carmelitani con la beata Vergine Maria.

Lo scapolare costituisce una parte della tunica tradizionale indossata dai frati. Portare addosso lo scapolare è un segno di consacrazione a Maria, la Madre di Dio, ed è un simbolo che invita a rivestire le virtù di Maria e ad accettare la sua protezione. Nella Vergine Maria i Carmelitani trovano l'immagine perfetta di tutto ciò che sperano - di entrare in una relazione intima con Cristo, essere totalmente aperti alla volontà di Dio e lasciare che la vita venga trasformata dalla Parola di Dio.
I Carmelitani hanno sempre considerato Maria la Patrona dell'Ordine, del quale è detta anche Madre e Decoro. I Carmelitani vivono in intimità spirituale con essa affinché possano imparare da lei a vivere come figli di Dio. Elia e Maria sono figure ispiratrici per tutti i Carmelitani. Hanno un ruolo molto importante nella vita e nella spiritualità dell'Ordine che si dichiara appartenente a Maria e guarda ad Elia come il suo padre spirituale.
Uno dei segni della tradizione della Chiesa,da sette secoli, è lo Scapolare della Vergine del Carmine.
È un segno approvato dalla Chiesa e accettato dall'Ordine Carmelitano come manifestazione esterna di amore a Maria, di fiducia filiale in Lei e come impegno ad imitare la sua vita. La parola "scapolare" indica una stoffa che i monaci indossavano sopra l'abito religioso durante il lavoro manuale. Col tempo assunse un significato simbolico:quello di portare la croce di ogni giorno, come i discepoli e i seguaci di Gesù.
In alcuni Ordini religiosi, come nel Carmelo, lo Scapolare divenne segno della loro identità e della loro vita. Lo Scapolare simboleggiò il vincolo speciale dei Carmelitani a Maria, la Madre del Signore, espresse la fiducia nella sua materna protezione ed il desiderio d'imitare la sua vita di dono a Cristo e agli altri.
Si trasformò, così, in un segno mariano.

 


Maria Madre del Carmelo

 

Nella Vergine Ss.ma, Madre di Dio e della Chiesa, per la sua integerrima purità e totale prontezza con cui si aprì alla fecondità della Parola di Dio, il Carmelo trova l'immagine perfetta di tutto ciò che desidera e spera di essere. Per questo Maria fu sempre considerata Patrona dell'Ordine, Madre e decoro del Carmelo, e fonte di ispirazione nella fede, speranza e carità. Segno della dedicazione a lei, e sintesi dei benefici da lei ricevuti, è lo Scapolare, che richiama in modo molto significativo tutta la tradizione mariana del Carmelo.

(Costituzioni delle monache dell'Ordine dei fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo Cap V n17)

La monaca carmelitana, fedele alla ricca tradizione dell'Ordine, presta un inestimabile servizio al Popolo di Dio, consumando la vita nella presenza di Dio, nell'ardore della preghiera e nello zelo apostolico. A somiglianza di Elia, ispiratore del Carmelo, assume la linea profetica come caratteristica propria della vita, orientata all'ascolto interiore della Parola di Dio e a una particolare testimonianza del Dio vivente e delle esigenze supreme del suo Regno. In intima unione con Maria, «libro nel quale è scritta la Regola nostra perché in lei è scritto il Verbo», si propone di vivere il mistero della sua vita interiore e dell'unione intrinseca con Dio in Cristo Gesù. Così i monasteri saranno cenacoli dove,in compagnia di Maria, Madre di Gesù, le monache imploreranno con la preghiera l'azione dello Spirito Santo nella Pentecoste permanente della Chiesa.

(Costituzioni, Cap VI n 22)

 

 

Il "Flos Carmeli" è una tra le più antiche preghiere dei carmelitani che da secoli cantano e recitano nell'amore a Maria

 

Flos Carmeli, vitis florigera, splendor coeli, Virgo puerpera, singularis.Mater mitis, sed viri nescia, carmelitis esto propitia, stella maris. (forma breve)

 

Radix Iesse, germinans flosculum, hic adesse me tibi servulum patiaris. Inter spinas quae crescis lilium, serva puras mentes fragilium, tutelaris!Armatura fortis pugnantium, furunt bella tende praesidium scapularis. Per incerta prudens consilium, per adversa iuge solatium largiaris. Mater dulcis, Carmeli domina, plebem tuam reple laetitia qua bearis. Paradisi clavis et ianua, fac nos duci quo, Mater, coronaris. Amen (forma integrale)

 

Traduzione in Italiano: Fior del Carmelo, vite fiorita, splendore del cielo, tu solamente sei vergine e madre. Madre mite, pura nel cuore, ai figli tuoi sii propizia, stella del mare. Ceppo di Jesse, che produce il fiore, a noi concedi di rimanere con te per sempre. Giglio cresciuto tra alte spine, conserva pure le menti fragili e dona aiuto. Forte armatura dei combattenti, la guerra infuria, poni a difesa lo scapolare. Nell'incertezza dacci consiglio, nella sventura, dal cielo impetra consolazione. Madre e Signora del tuo Carmelo, di quella gioia che ti rapisce sazia i cuori. O chiave e porta del Paradiso, fa' che giungiamo dove di gloria sei coronata. Amen.

 

Un elemento distintivo della spiritualità del Carmelo è il vitale e profondo influsso esercitato dalla presenza di Maria SS.ma, Madre di Dio e nostra. Perciò si dice che "Carmelus, totus marianus", cioè il Carmelo è un Ordine eminen­temente mariano.

 

 

Il Carmelo sperimenta l'amore di Maria

 

La devozione alla Madonna del Carmine è la risposta concreta all'esperienza che la famiglia carmelitana ha fatto e continua a fare dell' amore materno di Maria con un'infinità di prove della sua tenerezza e pro­tezione. Questa relazione con la Madonna, certamente non esclusiva della famiglia carmelitana - anche se unica -, è tale che le Costituzioni definiscono l'Ordine «eminentemente mariano».

 

 

La presenza di Maria nelle origini dell'Ordine. Maria Patrona.

 

L'amore a Maria, è presente fin dagli inizi. I primi eremiti del monte Carmelo, costruirono in mezzo alle loro celle una cappella. Essa fu il centro della loro vita, dove si incontravano per celebrare insieme la S. Messa. Scelsero di dedicare questa cappella alla beata Vergine Maria, eleggendola così come patrona. Secondo la mentalità medievale, il santo titolare di una chiesa o cappella aveva un ruolo essenziale nella vita di co­loro che erano legati a quella stessa chiesa o cappella. Questi si affidavano con giuramento al servizio e all'onore di Dio e del particolare santo che veniva venerato; in cam­bio si aspettavano la protezione del patrono in ogni situa­zione della vita.

Abbiamo la prova storica che già nel 1220 gli eremiti del monte Carmelo avevano liberamente scelto quale patrona della loro chiesa (e quindi del loro gruppo) la Madonna.

In seguito quando gli eremiti passarono in Europa, furono conosciuti come l'Ordine dei «Fratelli della Beata Vergine Maria del Carmelo».

Perché i primi eremiti scelsero Maria come patrona?

Non conosciamo con certezza la motivazione della loro decisione, ma possiamo avanzare ipotesi sicuramente attendibili. I primi eremiti, desiderosi di servire il Signore, proprio nella terra che era stata bagnata dal sangue redentore di Cristo, vollero avere un rapporto speciale anche con la Madre di lui. La Regola prescriveva loro di vivere «nell'ossequio di Gesù Cristo», nel senso medievale di prendere Cristo come proprio Signore. Come il Signore era il Patrono della Terra Santa, che si era acquistata a prezzo del proprio sangue, così la creatura a lui più vicina, sua Madre, era con­siderata la Patrona del luogo. Per questo gli eremiti del Carmelo si posero volentieri al servizio della Madre di Dio. Non si trattava di un semplice atteggiamento spirituale; i primi carmelitani le prestarono il loro servizio in modo concreto, in particolare con l'onore liturgico reso a Maria. I primi libri liturgici dell'Ordine sono ripieni delle sue lodi.

 

La dedicazione dell'Oratorio al Monte Carmelo luogo in cui si sentiva la "presenza" di Maria

Certamente la devo­zione a Maria era già nel cuore degli eremi­ti e fu senz'altro questa devozione, vissuta prima in Europa e poi nel contesto crociato, che li indus­se alla scelta di Maria come Patrona. Tuttavia, la dinamica della dedicazione mariana di chiese in Terra Santa, si ri­collega ad una affermazione, indubbiamente vali­da per quel tempo, della "presenza" o "legame" di Maria col luogo che viene a lei dedicato. E' avvenuto anche questo per i Carmelitani?

Tutto il Monte Carmelo e il Wadi ‘ain es-Siah in cui sorse il primo convento carmelitano, è immerso in un alone di tradizioni sacre, con rife­rimento a Elia e a Maria. Per quanto riguarda il fondamento biblico per una relazione tra Maria e il Carmelo, esso è sostenuto da vari Padri della Chiesa e scrittori, le cui afferma­zioni in quell'epoca erano assai note nel mondo dei pellegrini e dei cristiani di Terra Santa.

Citiamo in particolare due passi biblici applicati a Maria: il tuo capo si erge come il Carmelo del Cant 7,6; e la visione della nuvoletta avuta da Elia al Carmelo in 1 Re 18,42-45.

Il simbolismo della nuvoletta, basato specialmente su testi di Isaia 19,1 e 45,8 e appli­cato a Maria Madre di Dio, Vergine e canale di grazie, è ricorrente nell'antichità cristiana. Si trova ad esempio in testi di S. Girolamo, Procopio e S.Ambrogio.

Esistevano quindi riferimenti biblici avvertiti da chi visitava o abitava il Carmelo, luogo in cui si sentiva così una "presenza" di Maria. E tale presenza parlava al cuore di valori e di insegnamenti spirituali.

 Il pellegrino dell'epoca medievale cercava di relazionarsi concretamente ai luoghi e alle cose legate alla vita dei santi, istituendo quasi un contatto fisico con essi. Così i pellegrini-crociati come erano i primi eremiti carmelitani che poi si stabilirono al Monte Carmelo, cercavano i luoghi santificati dalla presenza di Gesù e Maria, che sempre vista in intima unione al Figlio, era soprattutto venerata come la Madre di Dio. Ciò trova conferma anche nelle storie arabe dei secoli XII-XIII, in cui esplicitamente si fa riferimento alla devozione dei cristiani a Maria, la Madre dello "Spirito e Verbo di Dio, la Madre della luce". Così il Carmelo alimentava nei nostri primi eremiti una profonda pietà mariana, piena di amore e di tenerezza.

 

Secondo Baconthorp il simbolo del monte Carmelo viene pienamente attualizzato nella persona di Maria

Baconthorp (†1348) è stato il primo carmelitano a studiare circa il perché della scelta di Maria come Patrona. Secondo questo autore, è stata la Scrittura ad ispirare la devozione dei primi carmelitani alla Madonna e la conseguente dedicazione della cappella alla sua memoria. I primi carmelitani dunque scelsero come patrona la beata Vergine perché il monte Carmelo, secondo il piano di Dio quale ci appare nella Scrittura, è un simbolo della bellezza di Maria. Il Cantico dei Cantici «descrive la più bella delle donne per mezzo del Carmelo: "Quanto sei bella e quanto sei graziosa! Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo" (7, 6-7). Ora la Chiesa canta questo della beata Maria». Nella sua tradizione ­liturgica la Chiesa ha visto nella sposa del Cantico la prefigurazione tanto della Chiesa come della Madonna. Secondo Baconthorp, i carmelitani che nelle lussureggianti e verdi balze del Carmelo intravedono l'immagine della bel­lezza della Madre di Dio, non fanno altro che imitare quanto fa la Chiesa.

Per il viandante nella terra d'Israele, la catena di monti del Carmelo offre una vista gradita e un sollievo dopo il dif­ficile cammino attraverso l'arida pianura di Esdrelon che gli sta attorno. Allo stesso modo la bellezza di Maria è tanto più notevole, se paragonata alla mediocrità di tanta parte del genere umano. Dal momento che la Scrittura usa il para­gone del Carmelo, la mentalità medievale lo riconosceva come una prova del piano di Dio.

Baconthorp non prende in considerazione soltanto que­st'unico passo della Bibbia, ma spiega che Dio ha rivelato il suo disegno anche in altre profezie. Quella più ampia­mente citata riguarda la nascita verginale di Cristo. «Quando Isaia profetizzò l'incarnazione di Cristo, promise che soltanto una vergine l'avrebbe partorito, e questa avrebbe avuto altresì la bellezza del Carmelo. Per cui Isaia dice della Vergine: "Esulti e fiorisca la steppa", e prosegue: "Le è dato lo splendore del Carmelo" (Is 35, 1-2). S. Bernardo nel sermone Loquamur dice: "Lo splendore del Carmelo le fu dato quando su di lei stese la sua ombra la potenza dell'Altissimo che la rese feconda senza alcuna cor­ruzione"».

Richiamandosi alla geografia biblica, Baconthorp parla di Nazareth, la città natale di Maria, che si stende ai piedi del Carmelo. Colà, all'ombra di quella catena, Maria pro­nunciò il suo Fiat e quello che le accadde si rifletté nella maestà e nello splendore dei monti vicini. Come il Carmelo si erge dalla pianura arida e pulsa di vita, così an­che Maria fu tratta fuori dalla sua solitudine e resa madre portatrice di vita, che col frutto del suo seno arrecherà gioia, bellezza e bontà a tutto il genere umano. Maria perciò, come la solitudine del Carmelo, fiorisce con uno splendore capace di rallegrare non solo il viandante d'Israele, ma chiunque apra il cuore all'incarnazione dell'amore paterno di Dio. Maria, rimanendo intatta nella sua verginità, ha por­tato in sé il tesoro di Dio per l'uomo.

Ma l'idea che sta al fondo del pensiero di Baconthorp, è che il simbolo del monte Carmelo viene pienamente attualizzato nella persona di Maria. La bellezza naturale del Carmelo non è che una pallida imma­gine dell'intima personalità spirituale di colei che è stata scelta per essere Madre di Dio e madre nostra. Tocca agli abitanti del Carmelo coltivare una bellezza interiore simile alla sua; il ricordo delle altezze alle quali sono chiamati, è mantenuto vivo dalle bellezze naturali che li circondano e dalla figura di Maria, personificazione viva e umanissima di quel simbolo. In altre parole, nella storia della salvezza il piano di Dio relativo al Carmelo si realizza non solo quando viene apprezzata la bellezza naturale della montagna, e immagine dell'intimo splendore di Maria apportatrice di vita, ma anche quando i membri della famiglia car­melitana rispecchiano colei che è la Bellezza del Carmelo. L'aspetto mariano del Carmelo non è quindi un fatto, ma è un elemento costitutivo del carisma dell' Ordine. Come la verginità di Maria permise a Dio di di­sporre pienamente di lei, al punto che divenne la vergine­-madre, così il cuore del carmelitano deve affidarsi al Signore tale da diventare anch'egli portatore al mondo della vera vita. La verginità feconda di Maria, simbolizzata dal Carmelo, deve essere fatta pienamente risplendere e diffusa nella Chiesa dalla testimonianza viva dei suoi seguaci.

 

Titolo mariano generico o specifico? Il fascino della bellezza di Maria 

Nel contesto crociato il titolo mariano di "Notre Dame", e di "S.Maria" ha sempre un riferimento a Cristo e intende la Madre di Dio. Certamente nel "Notre Dame" appare la Domina Loci (la Signora del luogo) con il suo Patronato.Mentre per la connotazione S. Maria troviamo anche un altro significato che richiama nella linea di Bernardo di Chiaravalle la "via pulchritudinis". Il fascino della bellezza e della delicatezza che emanano dalla persona di Maria, prediletta da Dio, conduce a comprendere come tale bellezza divenga, nell'itinerario spirituale, un cammino di sorprendente ammirazione e di intenso affetto nella contemplazione delle opere di Dio e nella sua fruizione mistica. Si tratta quindi di una sfu­matura che forse era presente nella scelta del titolo operata dagli eremiti. Una conferma che il titolo di "Notre Dame", "Santa Maria" debba intendersi come indicante la specifica di "Madre di Dio" viene pure dalla più antica iconografia mariana dell'Ordine.

 

La Patrona diviene la Madre dell'Ordine

Oltre ad affermare che il Carmelo appar­tiene tutto a Maria, si arriva anche ad attribuire a Lei la stessa nascita o fondazione dell'Ordine. La Patrona diviene così la Madre dell'Ordine.

Infatti, nel contesto del patronato mariano, per il cammino nelle virtù con «Maria Regina delle virtù» (Giovanni di Cheminot) si sviluppa frequentemente l'attenzione alla Vergine Maria come mediatrice (cf. ad es. Michele Aiguani) e soprattutto si afferma la sua maternità verso l'Ordine:

Gli atti del capitolo provinciale di Lombardia del 1333 iniziano: «Nel nome di N.S.G.C. (Nostro Signore Gesù Cristo) e della gloriosa Vergine, madre del nostro Ordine del Carmelo».

Giovanni di Cheminot (1333) definisce Maria «fonte delle misericordie, Madre nostra», e riferendosi alle leggende sulle visite di Maria al Carmelo, ne rileva il carattere materno: «Era conveniente che la Madre delle virtù, arricchisse il luogo della santità e i suoi figli devoti con la sua presenza».

 

Conclusione sulle origini mariane

In conclusione, si coglie alle origini dell'Ordi­ne dei Carmelitani una connotazione mariana, alimentata da riferimenti biblici, da tradizioni locali e dalla consapevolezza del ruolo di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa. I valori del dinamismo sotteso nella dedica mariana del primo oratorio degli eremiti latini al Monte Car­melo hanno riferimento senza dubbio alla Madre di Dio, oltre che alla Patrona, alla "Domina loci". Così, è sotto la forma della Vergine Madre di Dio, della Signora del luogo e della Patrona che incontriamo la presenza della Vergine Madre di Dio agli inizi e nelle prime generazioni del Carmelo.

Da questo "humus" iniziale, in armonia con il clima feudale e delle crociate, si svilupperà poi, attraverso un processo di idealizzazione delle proprie origini mariane, un rapporto carico di affettuosità, cordialità e tenerezza e di intima familiarità con Maria, che conoscerà anche nuove dimensioni e nuove sfumature.

 

Il compito specifico dell'Ordine carmelitano nella Chiesa è quello di perpetuare l'amore di Gesù verso sua Madre.

Costretti a lasciare la terra del loro primo insediamento, gli eremiti si stabilirono in Europa, dove a poco poco l'idea feudale di Maria «Patrona» andò arricchendosi dei titoli di «Madre» o anche di «Sorella». In ogni caso i carmelitani, compresi quelli dei tempi successivi, non rinunciarono mai a considerare loro Madre la protettrice beneamata. Arnoldo Bostio, seguito più tardi dalla Riforma turonense, insegnò che tutto ciò che il Carmelo possiede è proprietà della Madonna; i carmelitani hanno quindi il dovere di consegnare ogni cosa - anche i meriti personali - alla loro Madre, e offrirli in tal modo a Dio. Più tardi, questo atteggiamento portò il Ven. Michele di S. Agostino e la terziaria Maria Petijt ad avere delle esperienze mistiche di unione con Dio attraverso Maria. Più di una volta questi autori hanno riba­dito che il compito specifico dell'Ordine carmelitano nella Chiesa è quello di perpetuare l'amore di Gesù verso sua Madre.

L'Ordine carmelitano nel primo secolo della sua esi­stenza attraversò dei momenti difficili. Quelli che poterono sfuggire alle incursioni dei saraceni che devastavano la Terra Santa trovarono rifugio in Europa, ma erano guardati con sospetto e addirittura con ostilità dagli altri religiosi e dai vescovi. Attribuirono la propria sopravvivenza alla loro «Patrona» e «Madre», in onore della quale cominciarono a celebrare, prima in Inghilterra e poi in tutto l'Ordine, la memoria o commemorazione solenne il 17 luglio, in se­guito trasferita al 16. La festa aveva lo scopo di ricordare solennemente e con rendimento di grazie tutto quel che Maria aveva fatto per i suoi figli carmelitani. La Vergine Madre di Dio aveva ampiamente dimostrato di essere lei, la loro Patrona e Avvocata.

 

Diverse forme di presenza di Maria nella storia e nella vita del Carmelo

Nel suo lungo cammino storico dell'Ordine la presenza di Maria ha assunto varie e influenti forme.

In particolare esse sono:

  • Maria Patrona: la Madre del Signore, la Signora del Luogo, della Terra Santa (secoli XIII-XIV);
  • Maria Vergine Purissima: la Vergine, la Immacolata, la "tota pulchra" (= tutta bella), la "donna dell'Apocalisse", unita alla figura della Madre del Redentore (secoli XIV-XV);
  • la Madonna dello Scapolare: colei che pre­serva dall'inferno e libera dal purgatorio (dal secolo XVI fino ai nostri giorni).
  • Maria Madre e Sorella: colei che riflette la tenerezza del Padre e, profeta e discepo­la di Cristo, sa accogliere la Parola semi­nata da Dio nel cuore del mondo.
  •  Vergine purissima - Madre e Bellezza del Carmelo Maria diventò l'ispiratrice della verginità carmelitana

Il secondo passo dello sviluppo della devozione alla Madonna del Monte Carmelo fu di considerarla in quanto Vergine. I primi scrittori carmelitani videro in Elia e in Maria gli iniziatori del proposito di verginità; Elia tra gli uomini, Maria tra le donne. Così Maria diventò l'ispiratrice della verginità carmelitana. Questa era guardata non tanto dal punto di vista fisico, ma piuttosto come lo sforzo con­tinuo di aderire a Dio. Ciò significa che il carmelitano ri­cerca la purità e la semplicità della mente, escludendo ogni peccato o allontanamento da Dio. In pratica, questo modo di guardare a Maria portò i carmelitani a far propri il concetto e la festa dell'Immacolata Concezione. Come è noto, la corte papale, durante la sua permanenza ad Avignone, cele­brava questa festa nella chiesa dei carmelitani, i quali chia­mavano i più famosi predicatori ad esaltare le virtù della Vergine purissima.

Nei secoli 14° e 15°, i carmelitani raffigurarono di prefe­renza Maria nelle loro immagini circonfusa da raggi di sole, in piedi su una falce di luna, con il serpente sotto il calca­gno. Questa donna dell'Apocalisse, la favorita di Dio, rap­presenta la nuova umanità, quella che esce di nuovo di­rettamente dalle mani di Dio. Anche lei, come Eva, è senza macchia ereditaria, bella («Madre e Bellezza del Carmelo») e giovane, rivestita degli splendidi abiti della nuova creazione. È raffigurata sulle nubi, cioè senza contatto con la terra, preservata dalla sua corruzione.

Per i carmelitani, il manto bianco divenne «il manto di Maria»; il suo colore il simbolo della purità di lei. Spontaneamente collegarono quella purità di spirito con la loro vita interiore, che doveva essere permeata di preghiera. Come la purità di Maria mosse Dio a unirsi a lei in un modo assolutamente unico, prendendo carne dal suo grembo, così il carmelitano non può predisporsi meglio al­l'unione con Dio che cercando di imitare la purità della Vergine. In questa linea tradizionale, uomini come Thomas Merton definiscono la Madonna del Monte Carmelo Madre e Patrona della vita contemplativa.

 

Vergine Purissima. La "scienza della circoncisione".

Nei secoli XIV e XV fiorisce tra gli autori carmelitani una riflessione profonda sulla verginità di Maria, centrata sulla ricerca di una consonanza tra la Madonna e la vita dei carmelitani. Si esalta in Lei la massima purità, come atteggiamento esistenziale di donazione totale a Dio e di conformità alla sua volontà divina. Quindi la verginità viene intesa soprattutto come la disponibilità di aderire a Dio: integrità della mente, che esclude ogni peccato ed allontanamento da Dio. Nella conformità dei carmelitani con Maria nella purezza, assume rilievo la considerazione del Carmelo come "scienza della circoncisione". Questa scienza viene appresa da chi circoncide la propria concupiscenza nella mente e nel corpo, evitando qualsiasi forma di peccato e in particolare i piaceri terreni. Quindi ascendere al Carmelo significa abbracciare la verginità volontaria, ossia l'offrire a Dio un cuore santo e puro da ogni macchia di peccato.

Nell'abito del carmelitano, la cappa bianca sarà sempre più esplicitamente intesa in riferimento alla purezza di Maria, come Lei il carmelitano vuol vivere e custodire la purezza e la verginità. Secondo il costume dell'epoca, la purità era strettamente legata all'unione con Dio, ciò conduce a fare collegamento tra la Vergine purissima e la caratteristica carmelitana della vita interiore. I carmelitani così pensano dell'Immacolata la "tota pulchra", la "Virgo virginum", la "Donna del­l' Apocalisse", il suo essere totalmente dispo­nibile all'unione con Dio.

Questa devozione alla "Purissima" è del culto dell'Annunciazione. La purità fa congiungere Maria a Dio nell'Annunciazione, I Carmelitani se non la possono imitare in quel privilegio irrepeti­bile, possono però imitarla nell'unione a Dio per mezzo della preghiera e dell'ascolto fedele della Parola del Signore.

 

La Virgo purissima in S. Maria Maddalena de'Pazzi Nella purità della Vergine Maria brilla la sua bellezza che attira Dio in lei

In S. Maria Maddalena de' Pazzi (†1607) il significato della parola "purità" verrà ampliato: vedere in detta purità la «fonte di ogni essere»; nella purità della Vergine Maria brilla la sua bellezza che attira Dio in lei. Fonda­mentale aspetto quindi della purità è la capacità che essa stimola nell'essere disponibili a Dio, attraverso un cammino ascetico-mistico, che parte dal riconoscimento della propria nullità esi­stenziale fino ad arrivare alla partecipazione del­l'unione contemplativa con Dio. Per Santa Maria Maddalena de' Pazzi, Maria la Vergine Purissima è l'esempio di questa purità mistica. Ricorda come la Madonna nel raccomandarle la purità, la invitava a vivere pura, divenendo per tutti testimonianza trasparente della purità. Ci parla di Maria che purifica e lava le monache con il san­gue di Cristo, nutrendole con il suo latte perché siano sempre più disponibili ad accogliere e accettare il divino, trasformandole in bianche colombe che volano fino al cuore di Gesù.

In questo contesto ascetico-mistico, l'uomo trae un messaggio: la disponibilità a Dio, la con-formità al suo volere, la fecondità, la testimo­nianza e la profezia. Questa prospettiva asceti­co-mistica si allarga e supera il semplice fatto fisiologico della verginità. Si tratta invece di un'avventura mistica che tende a svilupparsi ali­mentata dalla speranza e dall'incarnazione nel mistero della Chiesa. La funzione ecclesiale pro­fetica della verginità consiste nel vivere in una situazione di disponibilità e fecondità come Maria, la Vergine Purissima.

In tempi recenti, dopo i contributi di Alberto Grammatico e la ripresa con approfondimento delle ricchezze di questa nostra tradizione sulla Vergine purissima da parte di Valerio Hop­penbrouwers, Claudio Catena e Ludovico Saggi, di nuovo dentro l'Ordine vi è stata una riscoperta da parte di molti di quest'aspetto della devozione mariana come stimolo all'unio­ne con Dio.

 

Maria Sorella Si giunge a vedere Maria come sorella, nel proprio cammino

Arnoldo Bostio (1445-1449), con molta insistenza presenta Maria non solo come Madre dolce e premurosa, ma anche come sorella dei carmelitani, volendo indicare con ciò una relazione più famigliare e più affettuosa. L'affinità e la somiglianza tra Maria e i carmelitani, per la purezza verginale volontaria, stabilisce tra loro un profondo legame fraterno. Egli poi presenta come conseguenza pratica di questa relazione, la dignità, la coerenza, la confidenza e l'affetto tra la Sorella e i fratelli. Si sottolinea così la caratteristica dell'intimità di vita con Maria "eccellente Sorella".

 

La Vergine Carmelitana Maria "Virgo Carmelita", membro effettivo dell'Ordine

La riflessione su Maria Sorella arriva al punto di affermare che non solo il Carmelo era tutto di Maria, ma che essa stessa era del Carmelo. L'i­dea viene espressa nell'attributo "Virgo Carmeli­ta" (Vergine Carmelitana) quasi fosse membro effettivo dell'Ordine. Questa gentile espressione "Virgo Carmelita" ricorre non solo nella nota opera dei "Fioretti del Monte Carmelo" di Nicola Calciuri (†1466) e negli scritti del Bostio, ma spesso appare anche nell'iconografia. In molte immagini la Madonna è rappresentata con l'abito proprio dell'Ordine, e a volte anche con quello pieghetta­to dei teologi (come in un affresco nella chiesa carmelitana di S. Martino maggiore a Bologna).

Nelle rubriche liturgiche tutto ciò poi portò a sostituire al "Santa" la parola "Vergine" con riferi­mento a Maria.

Testi da: Arnoldo Bostio, De patronato et patrocinio Virginis Mariae...

 

O tu che mi sei sorella, poiché sei legittima coerede del Carmelo,

sei Colei che possiede di diritto la schiera dei fratelli;

al di sopra di ogni speranza e merito, mi sei stata sollecita nutrice;

ti supplico, accogli le primizie di questo fratello.

 

Tu sei la gloria del Carmelo come i fiori sono la gloria del campo;

perché in te sbocciano virtù di ogni genere.

Come il giardino genera erbe di ogni sorta,

dammi sempre, ti prego, la ricchezza della vita.

 

O sorella, che i gigli circondano densi di niveo candore,

discendi più spesso nel giardino del Carmelo.

 

Nutri, o Madre, i nuovi Carmelitani,

accostandoli ai tuoi seni, che sono simili alla giogaia del Carmelo!

Sono obbligato a renderti degne grazie e lo farò;

Sorella, se tu mi tendi le braccia, a te mi stringerò.

E così intendo ricambiarti.

Sii propizia alle mie promesse, o Madre amabile.

 [...] Non si passi allora giorno, notte, viaggio, ricerca, discussione, allegria, fati­ca, riposo senza un affettuoso ricordo per lei. Lei stia sempre alla soglia stessa della me­moria.

Dille spesso: "Aprimi, il tuo cuore, o sede della clemenza, sorella mia, amica mia, colomba mia, immacolata mia" (Ct 5,2), amore del mio cuore, anzi mio stesso cuore e anima mia, o Vergine Maria.

Aggiungi anche quella frase dolcissima di Esdra: "O Madre, abbraccia i tuoi figli, tieni stretti i tuoi discepoli, non vacillino i loro passi, guidali con gioia". E anche quella del Genesi: "Ti prego, di' che sei mia sorella, perché sia colmo di benefici per causa tua, e viva l'anima mia per grazia tua" (Gen 12,13).

Con un nome così soave, con un vincolo di pietà così amoroso, con una carità così vee­mente e un calore di unità farai sì che ella ti comunichi senza risparmi i suoi beni. [...].

 

Con Maria nelle vie di Dio

Fin dall'origine dell'Ordine, le prime genera­zioni carmelitane hanno sempre inteso come una vera devozione mariana non può consistere solo in parole. Per essere efficace ed effettiva, essa deve coinvolgere e impegnare il proprio modo di essere, agire e vivere.

Gli aspetti più rilevanti delle considerazioni mariane che hanno esercitato una forte influen­za nella loro vita fino al secolo XV, sono basate su affermazioni che trovano la propria giustifica­zione nel mistero dell'incarnazione e della Maternità verginale e divina di Maria.

Tra questi aspetti si possono rilevare:

Maria è interamente attenta e dedicata a Dio, immersa nel suo mistero (dimensione teocentrica e cristocentrica, dominanti la vita di Maria). Di qui la glorificazione della Madonna.

Maria è per il carmelitano la "Domina loci -Signora del Luogo". Ciò significa, che le relazioni tra Maria e i carmelitani sono di reciproca appartenenza, di sollecita atten­zione previdente, di rispetto e affettuosa dipendenza.

Maria marca profondamente con la sua presenza la fisionomia spirituale della vita carmelitana. Il culto a questa "Signora" porta alla consacrazione e all'affidamento ad essa nella sequela di Cristo. Questa presenza conduce il carmelitano a imitare fino ad assimilare i suoi atteggiamenti e virtù dando così una particolare qualità al proprio cammino di santità. In questo modo Maria orienta il carmelitano verso Cristo principio e fine della sua vita.

Vita mistica con Maria

Alcuni autori dei secoli XVII e XVIII, trattando della vita mariana, usano espressioni che rivelano l'intensità e la fedeltà del carmelitano nella sua relazione con Maria. La sua vita è "in", "per", "con" Maria. Tra questi autori ricordiamo Michele di S. Agostino con il suo celebre Trattato della vita marieforme e mariana, in cui propone una vita d'intensa comunione con Maria «come nuovo modo di vivere in Dio», e l'esperienza di Maria Petijt di unione mistica con Maria, l'amabile Madre.

Testo da: Michele di S. Agostino, La Vita Marie-forme e Mariana, cap. II e XIII.

Per vivere in Dio in tutte le cose, da farsi, da omettersi e da subire, è necessario com­piere le proprie azioni sopportando tutto ciò che accade di penoso - sia nel corpo che nel­l'anima, al di dentro o al di fuori, dagli uomini o dagli spiriti maligni - con animo ri­spettoso e con amore; con sincera conversione; con raccoglimento; con soave ed amabile inclinazione o aspirazione dello spirito verso Dio, quasi respirando con calma la divina essenza. Si imita così il Salvatore, il quale lasciava che il Padre dimorante in lui facesse tutte le sue opere; egli stesso insieme al Padre operava con soave amore, riverenziale orien­tamento di spirito verso il suo Padre celeste.

Analogamente possiamo anche noi vivere in Maria, nostra superamabile Madre. Nel­l' agire e nel patire, nel fare e nell'omettere, nelle pene, sofferenze, afflizioni e calamità ci sforziamo di conservare in noi ed anche alimentare un filiale, tenero e innocente orienta­mento dell'anima, un'aspirazione o respirazione amorosa verso Maria, come a Madre superamabile e dilettissima in Dio. In tal modo si dovrà stabilire un soave flusso e riflus­so di amore dell'anima verso di lei e da lei verso Dio.

Questa vita mariana sembra alle volte prodotta nell'anima dallo Spirito Santo per mezzo di una specie di effusione, sovrabbondanza o piena d'amore verso Maria, ritornando da lei a Dio. [...].

Per maggior chiarezza ci possiamo servire a questo proposito delle parole dell'apostolo:

"E che voi siete figli, ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida Abba, Padre!" (Gal 4,6). Il testo significa che lo Spirito di Gesù abita nei figli di Dio e produce in essi un tenero amore verso Dio Padre, secondo la capacità di ciascuno. Ora questo Spirito di Gesù, che produsse in Gesù un amore filiale verso l'eterno Padre, suscitò in lui sentimenti di filiale affetto, soavi abbracci ed altre espressioni di tenerezza verso la sua dilettissima Madre, come non cesserà di fare in lui per tutta l'eternità.

Se lo Spirito di Gesù grida "Abba, Padre!" nei cuori dei figli di Dio, facendo nascere teneri affetti di amore verso il Padre di Gesù, perché meravigliarsi se questo stesso Spirito gridasse in quei medesimi cuori: "Ave, Madre!", producendo filiali sentimenti, colloqui e atti di riverenza e d'amore verso l'amabile Madre, come in Gesù durante la vita e per tutta l'eternità?

Sia pertanto permesso dire alle anime piene di tenerezza per Maria: "Poiché voi siete i figli di Maria, Dio ha mandato lo Spirito di suo Figlio nei vostri cuori che grida Ave, Madre!". Egli suscita in essi filiale tenerezza, amorose inclinazioni, affettuosi trasporti, incontri d'amicizia, innocenti ed ingenue espressioni, e molti atti del più tenero amore verso Maria, la Madre più amabile e più degna.

 E' lo stesso Spirito di Gesù che tutto opera in queste anime, producendo l'amore divino e mariano, senza che l'uno impedisca l'altro.

 Conseguentemente, come tali anime tramite l'amore di Dio vivono una vita divina in Dio per Dio, così sotto l'influsso dello stesso Spirito d'amore che si estende simultane­amente all'amabile Madre, esse vivono una vita mariana in Maria per Maria. E' un solo e medesimo Spirito che opera in loro simili cose. Lo stesso Spirito di Gesù le porta ad amare Dio Padre e la Vergine Madre, a vivere in Dio per Dio e in Maria per Maria, divinamente e marianamente nello stesso tempo. [...].

 

Vita intima con Maria

Testo da: Maria di Santa Teresa Petijt (1623-1677), Het leven, (4 t., Gand, 1683-1684), Il, cap. 214.

Dalle cose dette e simili chiare cognizioni e illuminazioni fatte alla mia anima, cresce maggiormente la grande stima ed il rispetto, la riverenza e l'amore verso l'amabile Madre, con maggiore stabilità, semplicità e purezza. La mia anima sembra inseparabile da essa e sento che il cuore arde quasi per un incendio di amore verso di essa e di conseguenza quel fuoco di amore fa una specie di violenza, e quasi a forza strappa in alto l'anima in un assorbimento amoroso. Poiché per una nuova manifestazione delle arcane meraviglie che Dio ha racchiuso in essa, o dell'amore per cui Dio è portato verso di essa, etc..., la mia anima è attratta ogni volta ad una profonda e sublime ammirazione, contemplando con animo ardente la medesima e restando quasi assorta in essa, per il fatto che l'intelligenza incapace ed insufficiente a comprendere quelle meraviglie proposte e manifestate in questa maestosa ed amabile Madre.

Tuttavia l'amore, per niente contento di queste manifestazioni, ribolle quasi dall'intimo del cuore. Cosicché quasi per l'ammirazione, esclama e trova alcuni nomi (parole), coi quali riesco in qualche maniera ad esprimere la grandezza, la dignità, e l'eccellenza di que­sta mia dolcissima Madre; e renderla nota o anche lodarla, magnificarla ed esaltarla; per cui allora l'anima esprime le grandezze e le meraviglie, cosicché amandola in maniera così grande, la loda, la magnifica e l'esalta come un innamorato impazzito, che non sa cosa escogitare, esprimere e trovare per lodare la sua innamorata, etc...percepito anche un altro raggio di luce, col quale il mio Diletto mi ha fatto capire io trova una giocondità e compiacenza e di conseguenza porta verso la Madre amabile un amore più grande che verso tutti gli altri santi presi insieme.

 

La Madonna dello Scapolare

A partire dal secolo XV iniziò a diffondersi, nella devozione carmelitana, la considerazione della Madonna in relazione allo Scapolare. Emerge così un nuovo modo di relazionarsi con Maria che diviene in breve dominante: la Madonna dello Scapolare. Tale rapporto però non elimina ma anzi si presenta come sintesi dei riferimenti precedenti a "Maria Patrona e Madre", "Maria Sorella", "Maria Vergine purissima" e alla "presenza mistica di Maria in unione con Dio". Già nei secoli XIII e XIV i laici chiedevano ed ottenevano di condividere i beni spirituali dell' Ordine, pur rimanendo nel mondo. Segno di questa condizione e aggregazione fu prima il mantello bianco e dal secolo XV lo Scapolare. Tale aggregazione veniva motivata con la narrazione di "visioni e privilegi" annessi all'uso dell'abito carmelitano, e poi dello Scapo­lare attraverso il quale Maria preserva il suo devoto dall'inferno e lo libera dal purgatorio dopo la morte.

 E' impossibile, pertanto, parlare della devo­zione mariana del Carmelo in epoca moderna, senza ricordare lo Scapolare, perché, dopo molti secoli, l'Ordine unisce la ricchezza della sua de­vozione a questo simbolo, secondo una venerabile tradizione dell'Ordine stesso (la visione di S. Simone Stock) e il cosiddetto "privilegio sabatino" . ( Il primo sabato del mese, Maria libera i suoi autentici devoti dal Purgatorio).

Nel sentimento popolare la Madonna del Carmine è la Madonna dello Scapolare.

La devozione dello scapolare conserva ancor oggi dei va­lori che non sono andati perduti. Molti fedeli trovano ancora nello scapolare il ricordo di quanto Maria li ha amati e li ami tuttora, e di come la sola risposta adeguata a quest'amore materno è l'amore filiale e l'imitazione. Molti, pensando a Maria che rivestì di fasce il suo primogenito, credono del pari che riveste simbolicamente i suoi figli del XXI secolo, avendo cura di loro come per il suo Primogenito. La Madonna del Carmine, spesso raffigurata nell'atto di liberare i fedeli dal Purgatorio, ricorda che nella comunione dei santi nessuno viene dimenticato, neppure dopo la sua morte. Il ricordo di Maria è costante - è l'affetto di una madre - e ci segue finché veniamo accolti nell'eterno abbraccio dell'Amore. Maria, perciò, si dimostra madre anche nell'intervallo che passa tra la morte terrena e la definitiva realizzazione nella casa del Padre.

 

La vita e la visione di Simone Stock

Secondo la tradizione, san Simone Stock, vissuto nel secolo XIII, avrebbe avuto una visio­ne della Madonna che, portando lo Scapolare nella mano, gli avrebbe detto: «Questo è un segno di salvezza per te e per i tuoi fratelli: colo­ro che moriranno rivestiti di esso saranno salvi», ossia: la Madonna avrebbe promesso la salvez­za eterna al santo e quanti facessero parte del­l'Ordine, ricevendo e usando l'abito, segno di appartenenza ad esso.

 

Lo scapolare

Lo scapolare costituisce una parte della tunica tradizionale indossata dai frati e dalle monache. Portare addosso lo scapolare è un segno di consacrazione a Maria, la Madre di Dio, ed è un simbolo che invita a rivestire le virtù di Maria, chiedendo la sua protezione.

Questo un segno approvato dalla Chiesa e indossato da molti papi, tra i quali il beato Giovanni Paolo II, è vissuto come manifestazione esterna di amore a Maria, di fiducia filiale in Lei e come impegno ad imitare la sua vita. La devozione dello Scapolare va quindi compresa come consacrazione o più giustamente come affidamento a Maria per mezzo dell'abito del Carmelo nel compimento delle sue promesse e diviene forma pratica ed efficace per stimolare una vita che conduce all'adesione totale a Cristo e alla sua piena accoglienza in noi a imitazione di Maria.

Testo da Mattia di S. Giovanni, La veritable devotion du sacre Scapulaire

Lo Scapolare è il marchio che la Vergine SS.ma pone nel cuore di ciascuna persona perché possa portarlo per sempre... favorire il devoto affinchè dal cuore alla bocca pronunzi il nome di Maria, dedicando a suo onore dopo quello di Dio tutti i suoi atti. Chi porta lo Scapolare possiede questo marchio attraverso del quale la SS.ma Madre di Dio riconosce i suoi figli.

Lo Scapolare è il memoriale della Vergine Santissima, che aiuta ad elevare a lei fre­quentemente il cuore con aspirazioni. Come già è stato spiegato prima, lo Scapolare è invi­to a vivere alla divina presenza; è anche al tempo stesso ricordo della presenza morale di Maria a chi vive in familiarità con lei e a lei ricorre nelle azioni e nelle tentazioni.

Lo Scapolare è anche segno di alleanza e di patto eterno tra Maria e coloro che lo por­tano. E' segno di amore, segno di protezione nei pericoli. E' utile suggerire qui l'uso di que­sta piccola preghiera, in ogni occasione e in ogni tentazione: "Oh, mia Signora, Santa Maria, rivolgiti a me ed abbi pietà di me! Comunica la tua forza al tuo servo e salva il figlio della tua serva! Dammi un segno propizio! Che gli avversari lo vedano e rimangano con­fusi, perché tu, o Signora, mi aiuti e mi consoli" (dal Sal 85,16-17).

Lo Scapolare è pure segno della sua Confraternita ... e anche segno per chi lo porta della filiazione adottiva della SS.ma Vergine ... Come Cristo dice di tutti i fedeli: "quelli che fanno la volontà del padre mio, sono miei fratelli, mie sorelle, mia madre...", così anche deve potersi dire di colui che veste lo Scapolare (non solo fisicamente, ma anche moralmente), per essere miglior figlio della Vergine madre e per poter dirle con molta fiducia: "mostrami di essere Madre, etc.". Per dire ciò con piena confidenza, si deve obbedire all'insegnamen­to di S. Bonaventura: "Procura imitare la stessa Madre di Dio, il più possibile, in ogni cosa, come buon e devoto figlio, perché così lei ti riconoscerà e aiuterà". Realmente lo Scapola­re è segno dell'obbligo di rivestirsi delle virtù della stessa Madre di Dio attraverso la sua imi­tazione ... Lo stesso S. Bonaventura esorta: "Rivestiti di Maria, tu che l'ami, ed essa risplen­da nelle tue azioni e sia la luce dei tuoi costumi", ossia con la imitazione delle sue virtù. Ciò è l'ossequio a lei più gradito e con il quale puoi ottenere i suoi favori materni...

 

Da quanto detto fin qui si può concludere che lo Scapolare in modo forte e al tempo stesso soavemente, unisce la persona che lo porta all'ossequio della Vergine Maria... la fun­zione di unire lo Scapolare è espressa dagli stessi lacci dello Scapolare, collocati sulle spal­le: e la stessa vergine Santissima sembra dire ai confratelli dello Scapolare: "Con i vincoli della bontà io li attiro, con lacci d'amore" (Os 11,4). Lei li porta alla salvezza, ottenendo a loro gli aiuti della grazia, con cui possono conseguire la salvezza; ugualmente, da parte loro, i Confratelli devono prestarle l'ossequio, perché l'amore è reciproco.

Infine lo Scapolare è mezzo di liberazione più rapida dal purgatorio, è salvezza nei peri­coli, preservando dagli stessi; è difesa e rimedio contro le manifestazioni del demonio; e oltre a ciò, attraverso Maria, arrivano altri benefici.

 

Come il Carmelo vede Maria oggi

È naturale che ogni epoca focalizzi l'uno o l'altro aspetto vitale del mistero di Maria, approfondendo la ricchezza in esso presente. Appare, quindi, in ogni epoca una propria "imma­gine" di Maria (ossia, Maria figura, icone, model­lo e tipo della Chiesa e di ciascun cristiano), e i suoi tratti corrispondono ai dati della fede e alle caratteristiche della spiritualità del proprio tempo.

Attualmente i mutamenti socio-culturali e reli­giosi stanno portando ad un nuovo approccio a Maria, e quindi alla formazione di una nuova immagine emergente di Maria sia nella riflessione teologica sia nel "sensus fidelium". I connotati di questa immagine si vengono ad articolare in un riferimento:

  • a Maria a noi vicina;
  • a Maria donna responsabile e "serva del Signore" nell'ascolto fedele della sua pa­rola;
  • a Maria la credente, la discepola, la "più pic­cola del Regno";
  • a Maria icona di libertà e di liberazione dell'umanità e del cosmo;
  • a Maria guidata pienamente dallo Spirito.

 Nel periodo postconciliare, la riflessione in atto nell'Ordine Carmelitano su Maria, riguardo alla sua esemplarità, preferisce parlare di ispira­zione, perché l'espressione indica maggior dina­mismo.

Senza rinnegare la ricchezza della devozione mariana del passato, si chiama l'attenzione a darle maggior fondamento teologico secondo le prospettive del Vaticano II.

Nella produzione letteraria popolare, e anche in studi specializzati, più che cercare una reinterpretazione della devozione dello Scapola­re per oggi, si diffondono la medi­tazione sull'esemplarità-ispirazione mariana e su Maria "appartenente al numero dei poveri di Javé", con tendenza a privilegiare il suo atteg­giamento di preghiera, di ascolto della Parola, di disponibilità allo Spirito, di semplicità di vita, e il suo atteggiamento di dono e servizio verso gli altri. La figura di Maria diviene così ispirante con riferimenti alla sua vita.

Nei documenti ufficiali dell'Ordine del Carme­lo vengono indicati e approfonditi alcuni ele­menti di questa ispirazione mariana. In partico­lare:

  • l'ascolto fedele della Parola di Dio,
  • la disponibilità al servizio,
  • l'impegno concreto nel quotidiano,
  • la continua conversione del cuore,
  • l'animazione della primitiva comunità di Gerusalemme,
  • l'appartenenza ai poveri di Javé.
  • e il legare la propria vita mariana all'opzione preferenziale per i poveri.

 

Si nota quindi una tendenza a riscoprire i valori profondi caratterizzanti il ricco patrimonio della tradizione mariana carmelitana, legati all'immagine di Maria Patrona, Vergine Purissi­ma e Sorella, e al tempo stesso si avverte pure l'influsso della tendenza in atto nella Chiesa nel guardare a Maria, in un ambiente culturale ormai trasformato.

Come indica il documento Alle sorgenti (1979), il confronto con l'immagine biblica di Maria spinge il carmelitano, nel mutato contesto culturale, a meglio aprirsi alla Parola di Dio nella storia attuale dell'umanità, all'esercizio del discernimento della volontà di Dio sul mondo, sulla propria vita frater­na e sulle sue scelte apostoliche.

 Nello stesso documento Maria è presentata come modello per quanto è essenziale per l'es­sere e l'agire dell'Ordine: nella preghiera e con­templazione, nella fraternità e in mezzo al popo­lo: «Noi, come carmelitani, guardiamo a Maria per comprendere e vivere fino in fondo il suo atteggiamento di ascolto e risposta alla Parola di Dio, evitando così di identificare la religiosità col pietismo alienante o col secolarismo che chiude alla trascendenza. Come lei vogliamo tendere a una sempre più intima consuetudine di vita con Dio e realizzare, per ciò stesso, pro­fondi e vivificanti rapporti con gli altri. Conside­rare Maria come modello ispiratore della nostra vita significa per noi, in ultima analisi, accostar­ci al Cristo e conformarci a Lui nella triplice apertura: a Dio, attraverso l'ascolto e la pre­ghiera; a noi stessi, attraverso l'incarnazione della nostra identità; e agli altri, attraverso il ser­vizio generoso, specialmente alla gente umile e abbandonata». (Alle sorgenti, n. 7). Queste pro­spettive vengono poi approfondite in seguito, specialmente nel lavoro di preparazione delle Costituzioni dell'Ordine, approvate nel capitolo generale del 1995.

Così, contemplando Maria nel mistero di Cri­sto e della Chiesa, i carmelitani vedono realizza­to tutto ciò che desiderano e intendono essere nella realtà del presente momento storico della Chiesa e del mondo. Maria diviene ispirazione e guida nell'incarnazione delle tre caratteristiche della loro vita:

Contemplazione: come la Vergine Purissi­ma - che ascolta, accoglie, medita e contempla nel suo cuore quanto si riferi­sce al Signore - il carmelitano si pone in ascolto della voce dello Spirito e si lascia da esso educare e plasmare. Come Maria, è capace di leggere il disegno divino di salvezza e si unisce al suo "Fiat" e al suo inno di lode per quanto il Signore ha com­piuto e compie nella sua realtà.

Fraternità: come la Madre del Signore e no­stra - sua discepola perfetta, presente nel Cenacolo unita agli Apostoli e ad alcu­ne donne, la "famiglia del Signore" - il carmelitano, che vede in lei anche la Sorella, s'impegna nel camminare con i fratelli, condividendo con loro fatica e impegno, dolori e gioie, attese e speranze, amore e servizio.

Diaconia: come Maria - che si affretta ad aiutare la cugina e a trarre d'impaccio i giovani sposi di Cana - il Carmelitano si cura delle necessità del proprio fratello con la presenza, l'aiuto e l'amore, e si rende disponibile ad accogliere tutti i "pic­coli" nella propria comunità e nella propria realtà.

Così i Carmelitani sono condotti con e per Maria a realizzare la propria vita, fondata sull'as­soluto dell'esistenza: Gesù Cristo. Come pietre vive nell'edificio della Chiesa, sono chiamati a vivere la propria testimonianza profetica, che si fonda sulla Parola di Dio e sull'Eucaristia, vissute in fraternità e crescendo con spirito aperto e ac­cogliente di ogni essere umano e particolarmente verso e con i piccoli, i "minori" della storia.

 

"Oh! Vergine Maria!

Coprici col tuo manto d'amore

e saremo felici nel cammino della vita".

 

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