Amicizia con Gesù - 2
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- Pubblicato Domenica, 09 Marzo 2008 12:42
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Perché fermarsi a riflettere sul tema dell'amicizia con Gesù? Perché vogliamo imparare a farci prossimi – cioè vicini – a ogni fratello.
Farci prossimi di ogni nostro fratello
In questa seconda riflessione, ricchi delle parole che lo Spirito ci ha suggerito, vogliamo imparare a farci prossimi di ogni nostro fratello come ci ha indicato Gesù.
Se vogliamo inoltrarci nel cammino della amicizia con Lui, basta solo rimanere in Lui, provare a comportarci come Lui si è comportato.
E Lui cosa ha fatto?Non ha fatto altro che amare.
Ha amato i suoi amici e ha amato i suoi nemici. Si è fatto prossimo di ciascuno.
Scoprire il volto di Gesù come il volto di un amico nel quale specchiarsi e ritrovarsi: questa è l'amicizia che genera un discepolato dell'amore e ci fa sentire nel cuore l'urgenza di farci vicini, prossimi ad ogni fratello...non per dovere, ripetiamo, non con il viso tirato, ma perché scopriamo nel fratello il volto dell'amico. Il fratello diventa "sacramento" della presenza di Dio. Il fratello che incontro - a casa, sul lavoro, nei negozi, per strada - è nonostante ogni diversità mio fratello, cioè parte della mia stessa famiglia, parte costituzionale di me, perché tutti siamo parte , membra di Cristo.
Dicevano i Santi Padri della Chiesa: nessuno può prendere in odio la sua carne.
Vedete come il tema dell'amicizia con Gesù, Figlio di Dio fatto uomo per amore, porta con sé molte altre riflessioni... la giusta convivenza sociale, l'etica, la morale. La prossimità, la familiarità con Gesù alimentata attraverso le vie della preghiera, dei sacramenti, della Parola ascoltata e meditata,sentendoci Chiesa, ascoltando la voce della Chiesa,ci porta ad una nuova visione della nostra storia personale, ad una nuova visione della società stessa.
Ricordiamo che il cristiano non è un dissociato. Non è l'uomo dalla doppia personalità. Il cristiano è l'uomo dell'unità in se stesso e con gli altri. La fede vissuta a "cassetto" non riscalda la vita,una fede a tempo non ci aiuta nel quotidiano.
Per aiutarci a intuire la bellezza di questo amarci a vicenda come Gesù ci ha amato leggiamo qualche testo carmelitano. Scrive Edith Stein, Sr Teresa Benedetta della Croce.
"Ama il tuo prossimo come te stesso", va preso senza riserve né riduzioni. Il prossimo non è quello che mi va, ma è quello che mi passa vicino, senza eccezione per alcuno. La Scrittura dice ancora:tu puoi perché devi. E' il Signore che lo richiede e lui non richiede niente di impossibile.
Per il cristiano nessun uomo è estraneo, ogni uomo è sempre il prossimo che ci troviamo davanti e che di noi ha estremamente bisogno, non importa se parente o no, se antipatico o no, se moralmente degno di aiuto o no."
Sintetizziamo:
- la Parola di Dio va presa senza riduzioni personali.
- non c'è eccezione nel comandamento dell'amore.
- noi possiamo amare perché è il Signore che ce lo chiede,e Lui ci rende capaci di realizzare quello che ci chiede.
- per il cristiano nessun uomo è estraneo, cioè nessun uomo vive "fuori di noi", ma nel nostro cuore deve esserci spazio per tutti. Se il nostro cuore infatti si abitua a dimorare nel cuore del Maestro, dell'Amico, si dilata in un abbraccio universale. Scopriamo che dentro di noi man mano le porte si aprono, i muri di difesa crollano.
Commentando la figura di un grande Santo, S. Girolamo, il Papa Benedetto XII , durante la catechesi del mercoledì ha detto:
"La Bibbia, strumento con cui ogni giorno Dio parla ai fedeli, diventa stimolo e sorgente della vita cristiana per tutte le situazioni e per ogni persona. Leggere la Scrittura è conversare con Dio. Non possiamo mai da soli leggere la Scrittura.
Come già scriveva S.Girolamo:"un'autentica interpretazione della Bibbia doveva essere sempre in armonica concordanza con la fede della Chiesa cattolica".
Questa lettura della Bibbia deve portare ad aiutare gli altri.
S. Girolamo diceva: "bisogna vestire Cristo nei poveri, visitarlo nei sofferenti, nutrirlo negli affamati, alloggiarlo nei senza tetto".
L'amore per Cristo, alimentato con lo studio e la meditazione, ci fa superare ogni difficoltà: Amiamo anche noi Gesù Cristo, ricerchiamo sempre l'unione con lui: allora ci sembrerà facile anche ciò che è difficile. La Parola di Dio indica all'uomo i sentieri della vita, e gli rivela i segreti della santità."
Sintetizziamo per ricordare:
- il cammino del discepolo che ama. È il cammino del discepolo che ascolta: ascolto, lettura quotidiana della Sacra Scrittura. Non da soli, non per formulare noi nuove interpretazioni, ma inserendoci nell'ascolto quotidiano di tutta la Chiesa, che si inserisce nel fiume della Tradizione che ci ricollega a Gesù Maestro.
- essere in armonica concordanza con la Chiesa per ogni cristiano vuol dire conoscere e ascoltare la Chiesa. Un conoscere non per sentito dire oppure a partire dai rotocalchi. Andare alle fonti originarie.
- L'ascolto ci rimanda al fratello nel quale impariamo a scorgere, a sentire viva la presenza di Cristo.
- Una lettura della Parola che ci apre agli altri e non ci fa vivere ripiegati a "cespuglio" su noi stessi, che ci conduce ad una sana vita sia spirituale che è anche origine di una sana vita pienamente umana.
A chi mi sono fatto prossimo?
Per comprendere meglio il cammino del nostro farci "prossimi" come urgenza forte della nostra amicizia con Gesù e del nostro camminare dietro a Lui come suoi discepoli, ci facciamo aiutare da Zaccheo, rileggendo il brano di Luca 19,1-10.
"Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e , per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse:" Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi in casa tua". In fretta scese e lo accolse con gioia. Vedendo ciò tutti mormoravano:" E' andato ad alloggiare da un peccatore!".
Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore:" Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: " Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anche egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".
Zaccheo è un pubblicano, anzi il capo dei pubblicani.
Un uomo ricco di denaro, ma anche di tanti titoli sicuramente poco benevoli che la gente a lui "prossima" gli lanciava a parole, con i silenzi sprezzanti, con l'alterigia del distacco.
Ma proprio quest'uomo, che poteva vantarsi solo della bassa statura delle sue indebite ricchezze, chiuso nella sua piccolezza fisica, sente il bisogno di correre lì dove è certo che Gesù passerà.
Corre avanti alla folla. In questo modo si fa notare una volta di più per il suo comportamento da "diverso".
Zaccheo è un diverso che sa ascoltare in maniera diversa, nuova, la voce del cuore.
Cerca qualcosa che lo innalzi.
Cerca qualcuno che colmi la sua misura inadeguata per riuscire a vedere il Maestro.
Cosa trova? Un fratello? Una mano amica? Un passante che gli cede il posto?
Pur immerso nella folla, il deserto è intorno a lui.
Trova un albero. Un sicomoro.
Trova quell'albero. Trova quel sicomoro.
È in quel luogo che Gesù lo attendeva prima ancora che Lui stesso vi fosse giunto.
È il luogo dell'incontro:la Salvezza con occhi fulminati di amore penetra nel cuore di Zaccheo.
"Zaccheo, scendi oggi devo fermarmi in casa tua!"
La scena continua, la folla segue Zaccheo che conduce Gesù nella sua casa.
La scena continua, ma l'albero, il sicomoro rimane.
Rimane nella sua stabilità, nella sua disponibilità a farsi "prossimo" di tanti altri "Zaccheo" che colpiti dallo Spirito prendono coscienza di un Maestro che sta arrivando e vogliono innalzarsi dal loro ristretto orizzonte per scorgerlo e lasciarsi scorgere.
A chi ci siamo fatti prossimi nella nostra vita?
Il samaritano ha preso sul suo giumento il malcapitato bastonato.
Si è fatto prossimo, vicino a lui, ha aperto gli occhi, non gli è inciampato addosso.
Anche il sicomoro si è fatto prossimo!
Offriamo la nostra vita come possibilità per altri di scorgere Gesù, il suo amore, la sua misericordia, la sua carità senza limiti.
Riparare un fratello tra il folti rami della preghiera offerta per lui.
Permettere a un fratello di rinfrescarsi all'ombra della fioritura che l'albero della nostra vita sta dando, riconoscendo in questo la grazia e il dono di Dio.
Un fratello sorretto da un altro fratello è come una roccaforte, dice la Scrittura.
Il bene che facciamo è una elemosina che in verità facciamo a noi stessi.
Il sicomoro che si è lasciato sporcare dai piedi di Zaccheo, che si è lasciato toccare dalle sue mani "impure", è stato toccato anche lui dalla grazia benefica dello sguardo dolce e amorevole del Maestro.
Lo Spirito di verità trasformi la nostra vita in albero di vita!
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