L'amore femminile di Dio
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- Pubblicato Sabato, 20 Marzo 2010 11:22
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Invochiamo insieme lo Spirito perché conduca le nostre riflessioni
Spirito della pace entra nei nostri cuori perché i nostri sentimenti siano pervasi dall’amore di Dio;
Spirito della sapienza entra nella nostra mente, perché sappiamo ascoltare la Parola che Dio vuole donare oggi a ciascuno di noi. Amen !
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”.
Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare.
Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”.
Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
L’amore femminile di Dio
La quarta domenica di Quaresima si è aperta con l’invito del profeta Isaia a rallegrarci:
“ Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione” ( Cfr Is 66,10-11).
Ed è esplosa poi con la pienezza della parabola del Padre misericordioso ( Lc 15, 1-3.11-32).
Questo invito a rallegrarci ricorda biblicamente la frase che disse l’angelo a Maria: “ Rallegrati, piena di grazia! Il Signore è con te, è qui , viene a visitarti!”
Sono le parole che l’angelo del Signore ripete oggi a ciascuno di noi: Lui è qui, è im mezzo a noi, si rallegra di noi.
Ai margini della festa delle donne appena passata vogliamo immergerci nel clima della misericordia di Dio per intuire quale sia la preziosità del nostro essere donne, quale dono ci ha fatto il Signore e qual è la nostra missione particolare nel mondo.
La festa delle donne ripropone ogni anno l’attenzione su situazioni di disagio femminile, di violenza e sfruttamento, di richiesta di parità dei diritti.
E’ una posizione in tutti i casi di “difesa”, di fronte a situazioni che si percepiscono - e sicuramente a volte sono - un attacco. Una posizione di difesa che rischia di trasformarsi in altrettanti attacchi o addirittura in perdita di identità.
Guardando alla parabola del Padre misericordioso possiamo domandarci con quale tipo di amore ama Dio e quale tipo di amore ci chiede di tenere desto nel cuore.
Sappiamo da S.Paolo che in Dio non c’è differenza, non c’è più uomo né donna, non c’è più schiavo né libero, ma Lui è tutto in tutti.
Questa è la base della nostra uguaglianza maschile/ femminile: Lui è tutto in tutti.
Non c’è chi ha di più e chi ha di meno, chi comanda e chi obbedisce, chi sfrutta e chi subisce.
Nella logica della libertà alla quale Dio ci chiama siamo tutti pari in dignità, perché questa dignità ci viene dall’essere tutti figli di un solo Padre.
La parabola del padre misericordioso si potrebbe anche indicare come la parabola della madre misericordiosa.
Dio è Padre e Madre. In Dio c’è questa pienezza di amore che noi siamo chiamati a ritrovare vivendo tra noi l’unità e la comunione.
Gli sposi vivono questo essere padre e madre nei confronti dei figli, e cercano di viverlo in armonia, fondendo il loro amore; ma anche una comunità religiosa vive il suo essere padre e madre , generando nello spirito vita nuova nelle anime attraverso la preghiera, così pure il sacerdote e ogni battezzato.Riconoscere la preziosità dell’altro è passaggio primario per ritrovare se stessi e operare poi a favore dell’altro.
Dio è Padre e Madre. Questa affermazione esplicita è risuonata sulle labbra del Papa Albino Lucani. Questa affermazione è stata dipinta da Rembrant in un famoso quadro dove il padre misericordioso abbraccia il figlio prodigo: si possono notare le due mani del Padre, diverse fra loro, una maschile e una femminile.
L’abbraccio di Dio è completo, è immenso, è infinito e non può essere solo maschile o solo femminile. In questa sua pienezza ritroviamo la nostra pienezza.
Anche il nostro amore dovrebbe esprimere questa diversità in maniera armonica.
Del resto ognuno di noi – sia uomo che donna - ha in se stesso una sfaccettatura femminile e una maschile, prendere coscienza di questo vuol dire prendere coscienza delle capacità e risorse ricevute in dono da Dio e avere anche delle potenzialità in più da giocare nel nostro quotidiano.
La parabola del Padre misericordioso è una sintesi equilibrata di questo amore femminile e maschile che armonicamente si mettono in atto per il bene dei figli.
All’inizio della parabola si dice: “ un uomo aveva due figli”:l’uomo non è ancora chiamato padre. Perché non è solo il fatto di generare che ci rende padri o madri, ma l’accogliere nel proprio cuore questa diversità uscita da sé, accogliere i figli nel loro modo diverso di comportarsi, accoglierli anche quando sembrano contraddire tutto quello che gli abbiamo trasmesso per anni, questo fa diventare padri/madri dei propri figli.
Questa maternità spirituale non termina mai. Termina il tempo il tempo del biberon, del raccogliere da terra i giocattoli. il tempo delle raccomandazioni. Poi inizia il tempo di nutrire i propri figli con l’apprensione della distanza. Ma in tutte le varie fasi della crescita è sempre il nutrimento spirituale che occorre far arrivare perché sia come genitori che come figli si cresca interiormente, spiritualmente.
Il figlio più piccolo si rivolge al padre e chiede quanto gli spetta come eredità. Triste cosa sentirsi considerati dei genitori già morti!
Accanto a questo padre che accetta la richiesta del figlio, c’è una madre paziente che cerca di mediare.
La pazienza materna di Dio!
Io ti ho generato, io ti ho dato tutto quello che sei e che hai e ora tu vuoi togliermi dalla tua vista e vuoi allontanarti da me!
Il padre divide le sostanze. La Madre lo sostiene nel silenzio: la Madre sente il figlio dentro di sé, non è cosa estranea. Il cuore del figlio ha battuto per nove mesi insieme al suo. La Madre avverte per intuito che ci sarà un ritorno.
Il silenzio materno di Dio . La fiducia materna di Dio.
Il figlio se ne va . Il Vangelo si sofferma a spiegare la sua avventura. E nella casa cosa sarà successo?
Nella casa rimane un vuoto. In questa assenza di parole c’è l’attesa della Madre: Dio attende, Dio apre ogni mattino la finestra e contempla l’orizzonte per vedere se la figura attesa appare.
Lo sguardo dell’amore previene ed ecco che Dio Madre vede il figlio. Lo vede ancora da lontano. Non lo confonde con un altro. Ha compassione di lui, cioè patisce con lui e per lui. Allora gli corre incontro, gli si getta al collo e lo bacia.
L’amore materno sovrabbonda: lui avrebbe dovuto chiedere per primo perdono, la madre/padre “veri”, “forti”, avrebbero dovuto rimanere sulla soglia di casa e attenderlo, non dando segni di debolezza femminile… “il figlio se ne approfitterà!”.
Ma Dio Madre non ragiona con i nostri orizzonti ristretti: lui vede la dignità infranta del figlio, lo vede sporco di fango, lo stringe a sé maleodorante di porci, scapigliato, con pirsing e tatuaggi.
Ma non può che corrergli incontro: questo è l’inizio per il figlio di una nuova dimensione di vita. Questo atteggiamento di Dio Madre rende il figlio veramente figlio.
Prima, da lontano, il figlio si era preparato tutti i suoi discorsi di scuse interessate. Del resto aveva solo bisogno di tornare a casa per mangiare, per darsi una ripulita , per farsi dare un po’ di soldi e magari ripartire…se il padre pagava i suoi operai tanto più avrebbe dovuto pagare lui che, bene o male, rimaneva sempre suo figlio!
Ma ora il sovrabbondare della Madre lo aveva confuso e riesce solo a riconoscere il suo errore senza avanzare pretese.
Il flusso di amore che sgorga dal cuore di Dio Madre a questo punto non si frena più: nella sua libertà il figlio è tornato e nella sua libertà Dio lo fa rinascere a vita nuova. La Madre lo riconduce a prendere coscienza della sua dignità. Lei conosce l’abito che il figlio indossava nei bei tempi in cui era sereno, lei conosce il cibo che gustava con piacere quando era piccolo.
Comincia la festa dell’amore effetto del sovrabbondare materno di Dio!
Ma i figli all’inizio del racconto erano due: dove è finito il figlio maggiore?
Mentre il fratello più piccolo era scappato di casa, lui era rimasto in casa, ma senza esserci.
Assente nel momento della fuga del fratello.
Assente nel momento della sofferenza quando i genitori ne attendevano il ritorno.
Assente nel momento dell’accoglienza.
Questa figura ci porta a riflettere sul nostro senso di appartenenza alla Chiesa. Cos’è la Chiesa per noi?
Una fredda casa da tenere aperta, una azienda da amministrare, dei padroni da servire?
D’istinto diciamo che non è così, ma poi forse ci rispecchiamo nell’indignazione che assale il figlio maggiore quando sente che è stata organizzata una festa per il fratello scapestrato!
Noi siamo nella Chiesa, per dono di grazia ricevuto, tutti i beni di Dio sono i nostri,perché la sua casa è la nostra. Eppure a volte non ne sappiamo far buon uso, li lasciamo inutilizzati. Se appare all’orizzonte un fratello che vorrebbe rientrare, ci sembra subito che qualcosa di vitale ci venga tolto. Ci attacchiamo a quel capretto che il padre sembra non averci mai dato, mentre invece non ci aveva dato solo un capretto ma le chiavi stesse della dispensa!
La maternità di Dio riappare, vede il figlio fuori casa , intuisce il suo stato d’animo ed esce di casa per supplicarlo di entrare, ascolta con pazienza tutti i suoi rimbrotti senza offendersi.
La maternità di Dio supplica!
L’amore femminile coglie l’irrigidimento della persona che sta davanti e comprende che non è con i ragionamenti che potrà convincerlo.
Anche qui non è cedimento, né debolezza: Dio Madre esprime al figlio maggiore la realtà dei fatti perché anche lui rientri in se stesso e scopra di avere un Padre, una Madre e non solo dei padroni da temere, da servire.
Possiamo riassumere alcune caratteristiche femminili dell’amore di Dio che emergono dalla parabola:
- la pazienza materna
- il silenzio materno
- la fiducia materna
- il sovrabbondare dell’amore materno
- la supplica materna
“Bisognava far festa” : queste cinque caratteristiche sono la festa di Dio Madre che ognuna di noi può celebrare ogni giorno nel suo quotidiano.
Quante occasioni per avere pazienza, per fare silenzio, per comunicare fiducia, per donare e ridonare amore attraverso tanti piccoli gesti, quante situazioni nelle quali compiere il primo passo di avvicinamento quasi supplicando!
Ci aiuti in questo scorcio del percorso quaresimale la figura di Maria:
la familiarità con Maria è una nota caratteristica carmelitana.
Possiamo imparare piano piano a vivere questa consuetudine di familiarità.
Cosa avrebbe detto lei in questa situazione? Come avrebbe reagito? Che gesto avrebbe fatto?
Maria è lo specchio della bontà di Dio; è la Madre di Dio.
Può condurre anche noi su questo sentiero affascinante, ricco di sfide, ma anche di tante soddisfazioni: riscattare la nostra femminilità riscoprendo la femminilità dell’amore di Dio!
Sintesi :
- riscoprire il dono della femminilità
- riscoprire il dono della maternità spirituale
che si concretizzano in:
- occhio attento alla preziosità delle piccole cose quotidiane:
un pasto preparato non per routine, ma condito con l’amore che si vorrebbe trasmettere ai figli e al marito. Non servono tante parole: la cura, la particolarità, l’attenzione, sono gesti che vengono “mangiati” e producono frutto.
preghiera fatta di appuntamenti preziosi con il Signore, lo Sposo da cui attingere forza e amore per riversarlo nella famiglia, nella parrocchia, nel lavoro. Preghiera incentrata sulla Parola: il vangelo del giorno. Cogliere la Parola che colpisce custodirla nel cuore. Riportarla alla memoria mentre si traffica, mentre si pulisce. Riportarla alla mente soprattutto nel momenti di dialogo difficile con il marito, con i figli. La Parola di Dio è viva ed efficace in se stessa, nutrendoci giorno dopo giorno, uscirà al momento opportuno nella nostra bocca, perché avrà riempito il nostro cuore.
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