Tornare al chiuso
Tu, Signore, hai sconfitto per sempre e definitivamente il male!
Perché i più deboli, i più poveri, cadono ancora nelle sue maglie?
Perché ciascuno di noi si trova bloccato in se stesso senza riuscire a scegliere sempre per il bene?
Perché non può spezzarsi questa rete che soffoca e non permette di essere liberi?
Nel mondo tante storie di vita segnate da mancanza di amore, da violenze subite. Tanti nomi che escono dall’anonimato solo se finiscono sul giornale, nelle tristi pagine di cronaca nera oppure se per “disgrazia” toccano il nucleo della nostra famiglia , della nostra comunità.
Alessandro: storia di un cammino di recupero spezzato.
I fatti ci sono: troppo istintivo, troppo aggressivo, troppo violento.
Ma il Signore Gesù si è forse fermato di fronte al troppo peccato che ha visto in ciascuno di noi?
Se c’è un troppo negativo, Lui ci ha insegnato a rispondere con un troppo positivo:amore, misericordia, fiducia senza calcolo.
È una via scomoda e pericolosa questa, sì lo ammetto. Ma è la via che ti fa incontrare l’altro come un vero uomo, come fratello, come carne della tua carne, sangue del tuo sangue, perché figli dello stesso Padre che chiama ciascuno di noi per nome.
Dove eravamo noi, gente pulita, gente non pregiudicata, quando questo ragazzo, come tanti altri ragazzi, tentava i primi passi per un cammino nuovo verso se stesso, per un cammino di reinserimento nella società?
Io mi sento colpevole di appartenere ad una società che giudica più che amare; ad una società che teme il diverso senza riuscire a domandarsi perché è diverso.
Non giustifico l’uso di sostanze né l’abuso di alcool e non voglio essere di parte, se non dell’unica parte necessaria che è quella di stare in ascolto della Parola di Dio e fare quello che questa Parola mi dirà, cioè accogliere l’altro senza riserve e senza misure.
Come avrei agito io se la mia vita fosse stata segnata dai fatti che hanno indelebilmente marchiato la vita di questo mio fratello?
La maggioranza di noi ha in mano senza saperlo il dono di una vita normale: una famiglia, una educazione, una realtà che ha operato come appoggio e scudo positivo nella crescita.
Chi tutto questo non lo ha ricevuto dovrà essere per la vita svantaggiato?
Il cuore dell’uomo è un abisso, ma in fondo a questo abisso abita Dio: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ce lo hanno promesso, hanno preso dimora presso di noi.
Il loro indirizzo di casa è il mio, il tuo, è quello di Alessandro.
Non riconoscere “casa” a un tuo fratello, cioè non riconoscergli dignità, riscatto, opportunità di cambiamento, vuol dire non riconoscere “casa” a Dio.
C’è da tremare di fronte alla responsabilità di questa negazione!
La logica del quieto vivere, la logica della tutela, la logica dell’interesse, non possono farmi diventare sordo di fronte ai segnali di richiesta di aiuto che vengono lanciati attraverso un linguaggio magari non ortodosso come può essere la ribellione e la violenza.
Soffocare nella famiglia, nella società questi segnali di aiuto vuol dire rivelare la crisi latente di quella famiglia, di quella società.
Nessuno di fronte al disagio del fratello può nascondersi dietro la scusa “io non c’entro, non è affar mio”. Posso per paura cambiare marciapiede ma questo vuol dire solo scansare il problema.
La guarigione dei nostri rapporti personali e quindi la guarigione delle nostre famiglie, delle nostre comunità, e di conseguenza della società, passa attraverso un nostro gesto semplice: rimboccarci le maniche e farci “ prossimi” degli altri con la certezza profonda che, come diceva D.Enzo Boschetti: “Gli irrecuperabili non esistono, sono solo un’invenzione della nostra scarsa volontà”.
Alessandro, fratello buono, ci hai insegnato tanto con la tua generosità, con la tua disponibilità a metterti in gioco per cambiare!
Il tuo desiderio di una vita nuova, pulita, non potrà essere soffocato dal chiuso di nessun carcere.
Dio ha fiducia in te: Lui non ha pietre in mano da scagliare contro il peccatore, ma solo tanta misericordia e amore.
Noi siamo qui e ti attendiamo!
Le Sorelle Carmelitane
Il Monastero Mater Carmeli è una realtà di preghiera, una Comunità
carmelitana che per ispirazione profetica di D.Enzo Boschetti,
fondatore della Casa del Giovane di Pavia, è sorto nel 2005 accanto
alla Comunità terapeutica “Casa Speranza” in Biella Chiavazza.
Lo spirito carmelitano vissuto nella freschezza di questa realtà di frontiera, ci porta a sentirci sorelle di ogni uomo, donna che qui approda in cerca di un sorso di acqua fresca: senso della vita, ricerca di Dio, luce che illumini le tenebre della sofferenza.
Essere vicine di casa di fratelli che stanno riscattando la loro vita ci anima nella nostra donazione a Dio: un sorriso, una fraternità di preghiera che non impone all’altro la Verità ma che delicatamente la offre così che l’altro possa riuscire a generarla nella sua anima.
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