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Monastero Mater Carmeli Biella
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Festa della donna 2017

8 marzo, Festa della donna

8 marzo 2017
Festa della donna
Vieni anche tu a sederti al pozzo

Festa della donna 2017 Festa della donna 2017

 

La donna samaritana ci parla del suo incontro con Gesù

Era l’8 marzo di quello che più avanti si sarebbe chiamato anno 31 d.C.
La giornata era calda, un caldo forte, secco, e la sabbia sospinta dal vento, che soffiava dal deserto, penetrava sotto il velo che mi avvolgeva e mi proteggeva il volto. Non era stata una buona mattinata: ero uscita di casa, stanca di non poter arrivare al pozzo nelle prime ore del mattino. Per me, donna sola, con una storia travagliata alle spalle, non era conveniente presentarsi insieme alle altre donne sposate, per attingere acqua.

E così, con la mia anfora sulla testa, furtiva, con tanta tristezza nel cuore per questa solitudine che ogni giorno mi avvolgeva, cammino veloce verso il pozzo: anche la rossa terra sembra scottare sotto i sandali.
Da lontano cerco di assicurarmi con lo sguardo che non ci sia nessuno, vedo però un uomo seduto. Cosa faccio? Proseguo? Torno indietro? Il compagno che ora condivide la casa con me non vedrà bene il fatto che torni senza acqua, però se mi vede presso il pozzo a parlare con un altro uomo, la mia situazione potrebbe peggiorare.

Non ero ancora arrivata che l’uomo si rivolge a me dicendomi: «Dammi da bere». Riconosco che è un giudeo: strano che mi rivolga la parola! Chi sarà mai quest’uomo?! I suoi occhi sono trasparenti, nessuno mi ha mai guardata così: non c’è tentativo di possesso nel suo sguardo, il tono della sua voce è pacato.
«Come posso io che sono una straniera, dare da bere a te che sei sicuramente una persona per bene? Non ho sentito ironia nella tua richiesta, allora non mi stai prendendo in giro come spesso mi è successo …».
Mentre tardavo a rispondere, immersa in questi pensieri, ecco che lui riprende la parola.
«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Ma come posso conoscerti, Signore, se non ti ho mai visto prima? e come potresti darmi tu dell’acqua se non hai neanche un secchio per tirare su dal pozzo?! ».
Poggio l’anfora a terra. Un’anfora vuota, come vuoto è il mio cuore: ho provato più volte a riempirlo con storie d’amore che, però, si sono prosciugate presto e che mi hanno lasciata spiritualmente disidratata.

Quando una storia di amore è destinata a cadere nel pozzo profondo del non senso e dell’insoddisfazione?
Quando nell’anfora a cui ci si disseta c’è solo amore di possesso, amore di passione, amore di egoismo, amore dipendente, amore di ripiego: cinque travagliate storie avevo avuto nel passato e ne portavo nell’intimo le ferite, e vivevo nell’oggi una storia che sapevo destinata ben presto a finire.

Ma questo straniero perché mi guarda così? Sembra che lui riesca a cogliere la profondità di queste ferite, come coglie la profondità del pozzo verso cui ora si sporge. «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; posso provare io a darti dell’acqua per dissetarti! Tu da dove potresti prendere quest’acqua viva? ».
Gesù le risponde: «Chiunque beve dell’acqua di questo pozzo avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna».
Sarà stato l’effetto del sole che scaldava, sarà stato il tono della voce di quest’ uomo, saranno stati i suoi occhi che non smettevano di fissarmi, ma io in quel momento mi sono sentita guardata dentro e guarita nel profondo. In quel momento era come se ci fossero stati due pozzi: quello a cui ero andata per attingere acqua e il pozzo della mia vita da cui quest’uomo stava facendo lentamente emergere qualcosa di nuovo, qualcosa di inaspettato, qualcosa a cui neanche io credevo più: la mia dignità di donna.

Quando qualcuno ti guarda riconoscendo la tua dignità, tu stessa riscopri la tua dignità. Ero in quel momento un pozzo senz’acqua: lui, il Signore, si offriva di riempire questo mio vuoto di un’acqua che avrebbe zampillato come una fresca sorgente di montagna!
«Signore tu sei un profeta! Hai saputo cogliere il bisogno di acqua viva racchiuso nel mio cuore! Signore tu sei un profeta di misericordia, non hai avuto paura di sporcarti le mani tirando su il secchio delle mie ferite e dei miei peccati, e mi hai anche mostrato come rendere luogo di incontro con Dio proprio questa polverosa storia della mia vita ».
Non riempirò la mia anfora al pozzo questa volta! La mia anfora rimarrà lì, come segno di una sete che oramai è placata; non tornerò indietro per la stessa strada da cui sono arrivata, ma correrò avanti, missionaria tra i miei fratelli e sorelle per annunciare la buona novella che è possibile adorare Dio in spirito e verità quando si scopre che ognuno di noi è tempio vivo dello Spirito!

 

8 marzo del 31 d.C. - 8 marzo del 2017 d.C.

Oggi la storia si ripete, c’è per tutte noi un pozzo dove siamo attese. C’è chi vi arriva stanca, chi smarrita, chi ferita, chi delusa. Lui è lì ad attenderci per guardarci con occhi trasparenti, per accarezzare la nostra dignità di Donne, create e pensate ad immagine di Dio per portare al mondo anfore ricche di tenerezza, di gesti di accoglienza, di sorrisi curativi, di affetti puliti. C’è per tutte noi l’ora dell’incontro con il Maestro, fermiamo l’orologio della nostra vita interiore su quest’ora del caldo mezzogiorno: allora sarà veramente festa della donna, allora sarà annuncio che ognuna ha un posto unico nella storia della creazione e la fecondità tutta femminile è collaborazione all’opera creatrice di Dio. Auguri a noi donne: mamme, spose, consacrate, missionarie, laiche!

La nostra “mimosa di preghiera” vi raggiunga!
Le vostre Sorelle carmelitane di Biella

 

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