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Lettera del Priore Generale

Lettera del Priore Generale per la festività della Madonna del Carmelo 2016

Lettera del Priore Generale
per la festività della Madonna del Carmelo 2016

 

Carissimi fratelli e sorelle nel Carmelo,
come ogni anno, ancora una volta ci prepariamo a vivere le celebrazioni in onore della Vergine del Carmelo, Colei che è nostra Madre e Sorella, come amiamo chiamarla noi carmelitani, seguendo un’antica tradizione che risale al Medio Evo. Prima di tutto, quindi, desidero augurarvi una buona festa!

Spero, però, che i gesti, le celebrazioni, le liturgie e tutto ciò che siamo soliti vivere nelle giornate che organizziamo per onorare la Vergine, sia un segno di qualcosa di molto profondo, che viviamo dentro di noi e sia segno di un desiderio autentico di rimanere “uniti a Maria, la Madre di Gesù” (At 1, 14), perché Lei, che per prima si è messa alla scuola e alla sequela del Signore, sia per noi una guida nel nostro cammino. Per questo, come ogni anno, offriremo sulla nostra pagina Web un sussidio quotidiano per la Novena elaborato da alcuni biblisti. Si tratta di riflessioni semplici, ma allo stesso tempo profonde, che possono essere un valido aiuto per tutti a vivere questi giorni con intensità spirituale.

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Quest’anno desidero proporre alla vostra riflessione l’esperienza e la dottrina di tre grandi figure di carmelitani appartenenti a periodi diversi della nostra storia e che stiamo ricordando, nel corso di questo anno, con motivazioni differenti: si tratta di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, del beato Battista Mantovano e del beato Tito Brandsma.

Tutti e tre, ognuno con le sue caratteristiche per il linguaggio, le sfumature mariane e la sensibilità, hanno sottolineato questa dimensione fondamentale del carisma carmelitano: la devozione filiale, profonda e molte volte perfino poetica alla Vergine Maria, invocata col titolo di Madre del Carmelo. Questi nostri Santi hanno certamente arricchito la nostra pietà mariana e, ciò che è più importante, l’hanno incarnata, attraverso differenti momenti storici, con autenticità e come uno stimolo alla santità per tutti. Mi auguro che anche tutti noi sappiamo realizzare una rilettura personale di questa pietà mariana, perché possa diventare una forza capace di dare una svolta trasformante, nella nostra vocazione al servizio della Chiesa e del mondo.

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Lo scorso 20 marzo si sono celebrati i 500 anni dalla morte del Beato Battista Mantovano, conosciuto anche come Battista Spagnoli, per la nazionalità di suo padre. Battista era entrato nell’Ordine al tempo in cui la Congregazione Mantovana aveva raggiuto il suo massimo splendore di riforma. Oltre ad essere un eccellente religioso e una figura eminente della nostra storia (fu prima eletto Vicario Generale della Congrezione Mantovana, e verso la fine della sua vita divenne Generale di tutto l’Ordine), così come un personaggio importante per la Chiesa del suo tempo, il “mantovano” fu anche un grande letterato, passato alla storia come “il Virgilio cristiano”.

Lungo tutta la sua opera poetica e per tutta la sua vita religiosa Battista Mantovano è sempre stato un cantore di Maria. A lei ha dedicato i sublimi versi poetici, che ci ha lasciato nella sua opera La Partenice mariana. Egli amava moltissimo il titolo di Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, attribuito ai carmelitani da tempi immemorabili. Un titolo bellissimo, che, interpretato bene, ci mostra una dimensione molto importante della mariologia e della devozione mariana: Maria è per noi la Madre e la Sorella che ci accompagna nel cammino della vita, fino al Padre. Lei stessa ha accompagnato il suo Figlio Gesù, molte volte restando in secondo piano, con grande umiltà, ma anche con quella fedeltà che l’ha condotta fino ai piedi della croce e fino a rimanere unita alla Chiesa nascente, nell’attesa della venuta dello Spirito.

Che Maria ci aiuti a farci compagni di strada degli uomini e delle donne del nostro tempo! E ci aiuti, quale nostra Madre e Sorella, a rimanere fedeli nella sequela di Cristo, come veri discepoli, perseveranti e fedeli. E che, al termine del nostro cammino, possiamo  anche noi, come il Beato Spagnoli, rivolgere alla Vergine queste parole: “Ora, o Madre, i tuoi sentieri si incrociano con i miei…”.

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Già nei mesi scorsi sono andati moltiplicandosi i momenti e le celebrazioni per il 450° anniversario della nascita di Santa Maria Maddalena de Pazzi, la grande santa carmelitana fiorentina che ha raggiunto le più alte vette della mistica. All’interno della sua intensa esperienza mistica, questa nostra sorella ha sviluppato una profonda pietà mariana con forti connotazioni spirituali e teologali. In diverse occasioni essa utilizza l’immagine della “porta” per riferirsi a Maria e al suo ruolo nella storia della salvezza. Maria è “quella porta attraverso la quale Dio è entrato nel mondo e attraverso la quale noi entriamo nella patria celeste” (Pobatione 2, 202). Quale immagine potrebbe essere più bella di questa in questo anno giubilare, in cui Papa Francesco ci invita ad attraversare la porta per avvicinarci al Dio della misericordia?!

In altre occasioni la Santa parla del suo monastero come dell’abitacolo di Maria, la casa di Maria, affermando, così, che il Carmelo, ogni Carmelo, deve essere un luogo umile in cui Maria ci è compagna e ispira tutta la nostra vita. Maria Maddalena esprime, con parole appassionate, poetiche e audaci, il suo compiacimento per la bellezza della Vergine Maria e invita tutti noi a entrare con gioia in questo abitacolo, ad attraversare con piena fiducia la porta che è Maria stessa, per immergerci nello spazio sacro della miserciordia divina:

Quanto bella e pura sei, Maria! Col tuo sguardo tu fai sì che il Verbo rallegri gli angeli, conforti i peccatori e rianimi i pellegrini […]. Con il tuo sguardo, dal cielo, tu fai sì, per così dire, che Dio non sia Dio e che vada mitigando la sua ira, in modo che le creature quaggiù si domandino se Egli è veramente tanto potente e giusto, vedendo una misericordia tanto grande che tutte le volte che qualcuno si volge verso di Lui, Egli lo aspetta in maniera tale che, pur rimandendo un Dio giusto e sostanza purissima, non si mostra tale, ma mostra molto di più la sua misericordia. Nella bellezza dei tuoi occhi, tutto l’universo si compiace e perfino il trono della Santissima Trinità a te si inchina…

Che Maria ci aiuti a scoprire questo Dio misericordioso, che ci aspetta con amore. E ci aiuti ancora a seminare e trasmettere questa misericordia, specialmente a coloro che più ne hanno bisogno. Davvero desideriamo chiedere che noi carmelitani sappiamo irradiare la misericordia del Padre, della quale il mondo, tanto spesso così freddo e duro, ha tanto bisogno. 

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Come forse saprete, è in corso l’esame di un presunto miracolo attribuito all’intercessione del beato Tito Brandsma e avvenuto nella Diocesi di Palm Beach negli Stati Uniti. Il beato Tito ha saputo vivere con passione questo aspetto fondamentale del nostro carisma. In molte occasioni, attraverso le sue omelie e le sue lezioni, ha saputo annunciare il vero senso della pietà mariana carmelitana che ci conduce fino alle più grandi profondità del Vangelo. In questa linea ebbe modo di esprimersi nel 1932, in occasione delle celebrazioni commemorative per il XV centenario del Concilio di Efeso; volle infatti pubblicare una lettera aperta indirizzata ai fratelli protestanti, nella quale intendeva spiegare il senso che i fedeli cattolici davano a quelle celebrazioni, stando però molto attento a non ferire la sensibilità di alcuno, spinto da un desiderio veramente ecumenico. Il beato Tito ribadiva che una retta e sana devozione mariana non può non portare al cuore della vita cristiana e al mistero stesso di Cristo. In tal modo il nostro confratello anticipò quanto, diverse decadi più tardi, avrebbe affermato la Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II, raccomandando caldamente il culto e la pietà verso la Vergine Santissima:

Il Santo Concilio esorta caldamente i teologi e i predicatori della divina parola ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione […]. Illustrino rettamente gli uffici e i privilegi della beata Vergine, i quali sempre sono orientati verso il Cristo, origine della verità totale, della santità e della pietà. Sia nelle parole che nei fatti evitino diligentemente ogni cosa che possa indurre in errore i fratelli separati o qualunque altra persona, circa la vera dottrina della Chiesa (LG 67).

Un’idea di forte risonanza patristica, molto amata dal beato Tito, è che tutti noi, come Maria, siamo chiamati ad essere, in qualche modo, “portatori di Dio” (theotokos). In maniera analoga, certamente, anche tutti noi credenti dobbiamo sforzarci perché Gesù e la Buona Novella del Vangelo raggiungano tutti. Con la nostra testimonianza di vita, con la nostra preghiera, con le nostre parole, siamo chiamati ad essere portatori di Dio, con l’umiltà e l’autenticità della nostra vita. Il beato Tito ha saputo incarnare tutto questo in forma radicale ed eroica, fino ai momenti drammatici che hanno preceduto la sua morte a Dachau.

Che noi Carmelitani del XXI secolo possiamo accogliere con entusiasmo, generosità e creatività questa sfida: essere, come Maria, portaori di Dio!

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Ispirati da queste figure straordinarie della nostra storia, disponiamoci a celebrare la festa della Vergine del Carmelo. Sia Lei ad accompagnarci e guidarci. Tantissimi auguri!

Con fraterno affetto,
Fernando Millán Romeral O.Carm.
Prior General

 

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