L’albero di fico

Pubblicato Lunedì, 07 Marzo 2016 18:13
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L’albero di fico

Mentre leggo questo Vangelo mi domando: “Ma perché Gesù dice che se non ci convertiamo periremo tutti come quei poveracci che sono caduti sotto la torre di Siloe? Cosa hanno in comune la morte improvvisa di questi fratelli e quegli altri uccisi da Pilato?”.

Certamente Gesù era attento ai fatti di cronaca, perché la cronaca riguarda l’uomo e il suo interesse era ed è quello di portare a pienezza la salvezza di tutto l’uomo. Quelle persone hanno in comune il fatto di morire improvvisamente, senza aver avuto la possibilità di convergere il proprio sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della loro e della nostra fede.

Convertirsi è puntare lo sguardo verso un centro, scoprire che c’è un centro di attrazione, di gravità del nostro vivere: nessuna torre potrà caderci addosso improvvisa, perché la nostra vigilanza spirituale riceverà forza da questo centro vitale.

E poi c’è il fico che non porta frutto: interessante questa intercessione del contadino presso il suo padrone. Il padrone che dovrebbe avere speranza sembra non averne, perde quasi la pazienza, ma il contadino che è un tutt’uno con la sua terra, con i suoi alberi concimati, potati, curati, sa intercedere perché coglie che dopo la stagione del non-frutto, ci sono molte probabilità che arrivi la stagione della conversione dell’albero di fico che produrrà frutti e frutti buoni.

Come Carmelitane ci sentiamo un po’ chiamate ad essere queste contadine del Signore che concimano e sperano nella ripresa di ogni albero che sembra secco, perfino nel cambiamento quasi assurdo di ogni rovo che potrà produrre prima o poi non spine, ma dolci more!

La solidarietà fraterna porta a seminare speranza, misericordia, perché per prime nella nostra storia di vita sperimentiamo che Qualcuno crede in noi ogni giorno, dandoci vita, dandoci amore.

Le Sorelle Carmelitane

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