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Monastero Mater Carmeli Biella
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Appunti...

I  CARMELITANI  IN  PIEMONTE

(testo di p. Emanuele Boaga, O. Carm. - febbraio 2005)

La prima presenza carmelitana nell'attuale regione del Piemonte risale alla seconda metà del secolo XIII, quando i frati del Carmelo giunsero ad Asti, ove avrebbero officiato nel 1250 una piccola chiesa fuori le mura della città e da cui poi si trasferirono nel 1269 nel borgo Rilaio, e più tardi, nel 1335, nel vico di S. Maria Nova, ricostruendo e ingrandendo la chiesa, detta poi del Carmine.
girlaniarcangela.jpgA questo convento ne seguirono altri nel territorio dell'attuale regione del Piemonte: Vercelli (1275), Bassignana (1378), Incisa (1412), Novara (1421 o 1479), Moncalieri (1422), Cremolino (1459), Dogliani (1480), Pino Torinese (1490), Racconigi (1493), Vinovo (1498), Torino (1524), Colletto (1506) o Pinerolo, Rivoli (1511) e Cherasco (1527), Alessandria (1589). Tutti questi conventi appartenevano alla provincia religiosa detta di Lombardia, che si estendeva nel territorio del Piemonte, Lombardia e Liguria e agli inizi del sec. XVII numerava 36 conventi e 840 religiosi. Inoltre in Piemonte vi erano anche tre conventi appartenenti alla Congregazione di Mantova: Casale Monferrato (1503), Fubine (1620) e Trino (1474). In quest'ultima città di era anche un monastero di Carmelitane, fondato nel 1493 circa, forse dietro esortazione della Beata Arcangela Girlani [foto], nativa di Trino.
Per opera del P. Ludovico Bolla (+1635) vennero promossi i primi tentativi di riforma nel convento di Torino. La riforma venne poi continuata ed estesa ad altri conventi ad opera di P. Domenico di S. Maria (+1665) e ottenne il sigillo ufficiale il 25 settembre 1632. Nel 1661 la riforma praticamente abbracciava già undici conventi nel Piemonte: Torino, Dogliani, Cherasco, Colletto, Pino Torinese, Asti, Vinovo, Vercelli, Rivoli, Racconigi, Moncalieri. Questi conventi nel 1671 formavano una nuova provincia riformata, con il nome di Piemonte. A questa provincia tre anni dopo si aggiunse la fondazione di Nizza.
La finalità di questa riforma era l'osservanza delle Costituzioni dell'Ordine e dei decreti emanati da papa Clemente VIII nel 1599 per la riforma dei regolari secondo lo spirito del Concilio di Trento. L'ideale proposto era quello della perfetta vita comune, con accentuazione della preghiera e del raccoglimento. Si osservava l'astinenza dalle carni anche il lunedì, oltregli altri giorni già prescritti (mercoledì, venerdì e sabato).
Sorti al suo interno vari contrasti, essi portarono ad una riforma dentro la riforma, con conseguenti divisioni; la situazione durò fino al 1729. Ritrovato lo spirito di concordia, si riprese insieme il cammino con rinnovata generosità nel servizio divino, nell'osservanza della povertà e nella prassi dell'orazione mentale.
La riforma di Piemonte venne soppressa e unita all'Ordine da papa Pio VI con la bolla Exigit apostolici del 21 marzo 1783, annuendo alle richieste del re Vittorio Amedeo e del priore generale Audras. Tutti i conventi del Piemonte passarono alla provincia di Lombardia, a cui era data anche giurisdizione sul monastero femminile di Trino, fino ad allora esercitata dalla Congregazione Mantovana.
Il Carmelo però in Piemonte era alle ultime battute. Infatti tra il 1799 e il 1810, per le vicende napoleoniche e del regno d'Italia nel settentrione, tutti i conventi rimasero soppressi. Nel 1802 seguiva la stessa sorta il monastero di clausura di Trino.
Il Piemonte ha dato al Carmelo: i beati Giacomino da Crevacuore (+ 3 marzo 1508), Arcangela Girlani (+ 25 gennaio 1495), e altre figure eminenti per santità, tra cui il terziario Giovanni Antonio Panighetti, detto il "santo ciabattino di Moncalieri". Furono piemontesi i priori generali: Giovanni Stefano Chizzola (+1596), Enrico Silvio (+1612), Girolamo Ari (+1666), Paolo di S. Ignazio (+1692), Carlo Filippo Barberi (+1704). Tra i carmelitani insigniti delle dignità ecclesiastiche si può ricordare il vescovo Giovanni Antonio Bovio (+1622), e il cardinale Placido Maria Tadini, morto in Genova nel 1847. Tra i teologi primeggiano: P. Angelo Nepote da Moncalieri (1614), Agostino Biscareto da Chieri (1638), P. Francesco Voersio da Cherasco, P. Eliseo Rusconi di Asti. Tra i predicatori furono celebri: P. Clemente Stratta di Asti e P. Giovanni Maria Bianco di Vercelli. Tra i letterati senza dubbio il più noto è padre Evasio Leone di Casale di Monferrato, che fu anche poeta ed oratore illustre.
Accanto al ramo antico dell'Ordine del Carmelo, noto anche come Carmelo dell'Antica osservanza, in Piemonte vi è stata e vi è tuttora la presenza del ramo riformato teresiano o degli Scalzi. Dopo la costituzione della Congregazione autonoma d'Italia degli Scalzi (1600) con facoltà di fondare conventi e monasteri in tutto il mondo, eccetto che nei territori della Spagna, iniziò ben presto la sua presenza nella regione del Piemonte. La diffusione avvenne con molta vitalità, tanto che nel 1653 fu possibile erigere la rispettiva provincia di Piemonte, che provvedeva anche alla fondazione di molti monasteri di clausura delle monache scalze. La provincia comprendeva tutti i conventi eretti in Piemonte ad eccezione di Alessandria e Rosano e di due monasteri di clausura, che rimasero alla provincia di lombardia fino al 1743, quando passarono alla giurisidizione del Piemonte. Nel 1797 iniziò l'agonia di molti conventi e monasteri dell'Italia settentrionale soggetti alla repubblica cisaplina e successivamente vennero chiusi tutti i conventi del Piemonte, ad eccezione di Torino e Cherasco. Simile sorte ebbero anche molti dei monasteri femminili. Dopo il 1882 i conventi e monasteri superstiti nel Piemonte vennero uniti alla restaurata provincia di Lombardia, che continua ad essere presente nel territorio del Piemonte.
Al ramo della riforma teresiana o degli Scalzi appartenne la Beata Maria (Fontanella) degli Angeli (+1717), beatificata da Pio IX nel 1865. Mentre altri carmelitani teresiani nati in Piemonte hanno onorato l'Ordine del Carmelo e la propria terra, lo stesso Carmelo teresiano ha offerto al Piemonte uno dei suoi figli più illustri ai nostri giorni: il genovese Card. Anastasio Ballestrero (+1998).

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