La scorsa estate mio padre ed io abbiamo vissuto l’esperienza di essere ospitati per alcuni giorni nella foresteria del Monastero Mater Carmeli di Biella-Chiavazza: una piccola Comunità di monache carmelitane, donne che hanno lasciato tutti i loro beni della vita terrena e tutte le loro proiezioni personali e le loro passioni lavorative per dedicarsi costantemente ad una vita di preghiera e all’aiuto verso i fratelli.
Ma che cosa spinge nel terzo millennio una donna di giovane età a dedicarsi interamente alla meditazione e alla preghiera? Credo che i forti ideali di solidarietà verso il mondo, per le condizioni più disagiate, insieme a una vocazione che tutto assorbe siano alla base di ciò.
La forza dei propri principi deve riuscire a superare il desiderio della ricchezza verso i beni materiali, sapendo che in una vita ultraterrena la ricompensa sarà maggiore di ogni bene esistente: la vita eterna.
La società odierna è determinata da una tecnologia avanzatissima, ma le suore sono ancora indispensabili; conosco ragazzi della mia scuola che erano sull’orlo della disperazione ma grazie ai loro consigli e alla loro esperienza dovuta ad una vita dedicata al Signore, sono tornati a condurre una vita felice con coloro che amano.
Le monache oggi possono aiutare a riportare i giovani fuorviati da miti immaginari sulla giusta via poiché la preghiera illumina il cammino dell’uomo.
Con la preghiera è possibile migliorare la nostra società, fortemente determinata da grandi ingiustizie che possono colpire e distruggere in pochi attimi la vita dei giovani: le vittime più colpite, e causare dolore ai loro cari.
La nostra collettività può quindi trarre giovamento dalle comunità monastiche, ma ogni volta che provo a parlarne con gli amici miei coetanei e compagni di scuola, mi ascoltano poco, pensando che sia cosa banale, ed è come se la “giovane età” intorno a me non fosse interessata alla religione.
Facendo vari sondaggi ho scoperto che pochissimi tra i miei amici partecipano alla Celebrazione Eucaristica domenicale.
Bisognerebbe tentare di invogliare i membri più giovani della nostra società ad avvicinarsi alla vita cristiana e credo che gli unici che possono riuscire nell’obbiettivo siano i religiosi che attraverso il loro esempio di purezza, castità ed ubbidienza riuscirebbero nell’intento e non mi meraviglierei di un pieno successo.
Ringrazio ancora le Sorelle carmelitane di averci ospitati e fatto vivere dei momenti privilegiati di viva agape fraterna, autentica preghiera e piena carità.
Con tanto affetto
Edoardo Pagano