Ottobre 2007

Maria ci conduce sulle orme del Figlio. Appunti di pellegrinaggio.

Viviamo il mese missionario sotto lo sguardo di santa Teresa di Gesù Bambino. 

teresalisieux.jpgSento che la mia missione sta per cominciare!” (NV 17l): questo grido di entusiasmo e di amore lanciato da S.Teresa di G.B., monaca carmelitana francese, compatrona delle missioni, potrebbe essere la parola d’ordine per il nostro vivere quotidianamente alla sequela del Maestro in questo mese di ottobre.

L’urgenza della missione è inscritta nel nostro essere battezzati: toccati dalla misericordia del Padre, resi figli nel Figlio, lo Spirito dilata gli orizzonti del nostro cuore e ci dona occhi per riconoscere le necessità dei fratelli.

Il nostro Diletto non ha bisogno di pensieri originali o di opere strepitose; se vuole pensieri sublimi, non ci sono i suoi angeli la cui scienza sorpassa infinitamente quella dei più grandi geni della terra?”(L 120).

Il nostro Diletto ha “bisogno” del nostro cuore per effondere amore qui e ora. La missionarietà del quotidiano si gioca su semplici gesti e parole, una testimonianza data con coerenza perché avvertita come vitale.

In parole povere:

  1. mi sento amato da Dio
  2. ho scoperto in Gesù il Signore della mia vita
  3. corro ad annunciare questo Tesoro trovato


Pochi, semplici passi per essere cristiani trasparenti e veri.

Sì, perché dobbiamo annunciare non noi stessi, ma Lui, il Maestro e sarà poi Lui che dirà il Suo salvifico, potente: “venite e vedete”.

Missionarietà è prima di tutto un tuffo nel cuore di Dio, un tuffo nell’acqua del Battesimo – perché non ricordarci in questo mese della data così importante di quando siamo diventati “missionari” grazie a questo sacramento?!

Lo Spirito di Amore ci ha ridonato la somiglianza divina perduta, ci fa vivere in Cristo della Vita stessa della Trinità, ci manda a testimoniare la Verità di Cristo perché ciascuno di noi porti il frutto dello Spirito. ( Cfr. Comp. CCC 145)

È bello sentirsi tutti accomunati da questo desiderio della buona novella che urge dentro di noi!

Siamo chiamati su strade diverse a dire “sì” con la nostra vita.

“Sì” di amore spezzettati lì nella vita di missione più specifica - come sacerdoti e religiose o laici in terre di evangelizzazione - ma anche “sì” di amore spezzettati da parte di vocazioni più nascoste:chi di noi non ha una sofferenza fisica o interiore da offrire, cioè da deporre davanti al Signore, da mettere sull’altare come un dono sofferto, ma prezioso…prezioso, proprio perché sofferto?

“La nostra vocazione non è quella di andare a mietere nei campi di grano maturo; Gesù non dice: Abbassate gli occhi guardate i campi e andate a mietere; la nostra missione è ancora più sublime. Ecco le parole di Gesù: Alzate gli occhi e guardate. Guardate come nel cielo vi sono dei posti vuoti; spetta a voi riempirli. Voi siete i miei Mosè in preghiera sulla montagna; domandatemi operai ed io ve ne manderò: Non aspetto che una preghiera, un sospiro del vostro cuore”. (L 114)

Bellissima questa intuizione di S .Teresa! Nella freschezza del suo innamoramento per Gesù coglie l’essenziale: donargli ogni sospiro del proprio cuore!

Il suo desiderio di donare l’Amore è tanto da arrivare a dire :“Vorrei essere missionaria non soltanto per qualche anno, ma vorrei esserlo stata fin dalla creazione del mondo ed esserlo fino alla consumazione dei secoli”. (MA 251)

“Lavorare alla salvezza delle anime …è per questo scopo che mi sono fatta carmelitana, e non potendo essere missionaria d’azione, ho voluto essere missionaria d’amore e di penitenza”. (L 168)

Come corre in missione una carmelitana?

Percorrendo i sentieri di una quotidianità fatta di preghiera liturgica e biblica, di semplici occupazioni domestiche,di fraternità condivisa con le sorelle.

Ogni cosa viene vissuta in comunione con i missionari che percorrono strade polverose, con chi in trincea scava, zappa, miete…

“Sono convinta che le medicine siano inutili per guarirmi, ma mi sono accordata con Dio misericordioso perché ne faccia profittare i poveri missionari: non hanno tempo né mezzi per curarsi. Io gli chiedo che tutte le cure prodigate a me, guariscano loro”. ( NV 21m)

L’ardore missionario risvegli in ciascuno il desiderio di non vivere solo per noi stessi, di scoprire la possibilità concreta di aiutarci a vicenda donando un sorriso, una preghiera, una parola di pace…tutto per e con amore!

Le vostre Sorelle Carmelitane di Biella