sr AnnaLuisa

Tutto prendeva voce e mi parlava dentro…

sr AnnaLuisa“Dio, Tu mi hai accompagnato fin dalla mia giovinezza […]”, canta il salmista. È stato Lui che ha messo in me un anelito all’eternità, a qualcosa che va oltre le apparenze umane, alle cose del mondo, destinate a perire e a dissolversi. Sì, è stata proprio questa percezione che mi ha fatto dire il mio “sì”; io, piccola, insignificante creatura Sua, nata in un piccolo paese sconosciuto a molti, in provincia di Padova, figlia di contadini, ho trovato la forza di aderire a Lui.

Il mio papà ha poi lavorato anche in fabbrica, ma sono sempre stata fiera - e tuttora non mi vergogno - di essere figlia di un contadino, perché è lì che il Signore mi si è manifestato: nella mia quotidianità, nella semplicità della natura. Amavo sin da fanciulla contemplare il cielo, le stelle, le distese verdeggianti delle piantagioni del grano, delle viti.

Frequentai la scuola e poi mi diressi verso il lavoro, per aiutare la famiglia. È stata anche l’esperienza a diretto contatto con la fatica di ogni uomo, di ogni giorno, con i suoi problemi, i suoi bisogni, le sue debolezze, a farmi maturare: coglievo nel volto delle mie compagne il Volto di Dio, povero, provato, maltrattato, stanco, anche sconvolto e lì incominciai a percepire il “messaggio” del Signore. “Perché tutta questa sofferenza? Perché la morte, la fatica, l’ingiustizia contro il povero, l’indifeso?”.

Andavo qualche volta in parrocchia dove visitavamo i malati, aiutavo a fare catechismo, i bambini mi piacevano molto. Un sacerdote mi aiutò, però, a comprendere “qualcosa” di più grande a cui il Signore mi stava chiamando, dicendomi: “Tu desideri tanti bambini… se ti sposassi, dici che ne vorresti almeno 10… ma ricordati che sono sempre pochi in confronto a tutti quelli del mondo!”.

Fu durante un campo-scuola ad Assisi, proprio in un giorno di “deserto”, che mi sentii inondata di pace e avvertii un’ “attrazione” inspiegabile verso Dio ed io intuii che mi voleva tutta per Sé; lo “capii” anche, e soprattutto, tornando nel mio habitat naturale, quotidiano: nel lavoro, in casa, con gli amici. Non mi sentivo più la stessa persona di prima; c’era qualcosa di “nuovo” in me.

Cominciai a vedere le cose, gli avvenimenti, con occhi nuovi: tutto prendeva voce e mi parlava dentro. Cominciai a farmi molte domande sul senso della vita, del dolore, del lavoro, della malattia. Che senso aveva fare le cose, se queste non erano indirizzate ad un valore più alto; capii che era Dio che agiva in me.

Anche i miei genitori notarono un cambiamento; alla sera tornavo sempre più tardi dal lavoro e alla mia mamma, che mi chiedeva spiegazioni, non dissi nulla, fin quando non scoprii che me ne andavo in chiesa: sola con Gesù Eucaristia. Mi piaceva molto starmene ore e ore davanti a Lui. Gli raccontavo tutto quello che mi succedeva e gli chiedevo di intervenire in molti casi di bisogno. Trovai anche un ragazzo, ma capii che anche se mi fossi sposata non avrei trovato quella felicità che cercavo e allora, poco dopo, lo lasciai. Con le amiche frequentavo il ballo, andavo in discoteca, ma riflettevo e mi chiedevo se quei ragazzi/e erano veramente felici e mi ritrovavo a pregare per loro. Un giorno lessi su Famiglia Cristiana che c’era una Comunità di monache carmelitane che permetteva a giovani interessate di fare esperienza dentro il monastero.

Scrissi loro e mi ritrovai a trascorrervi dieci giorni di ferie estive. Vivendo con le monache, capii che era proprio lì che il Signore mi voleva e mi aspettava da tempo. Decisi però di tornare a casa, per avvertire i miei genitori, lasciare il lavoro, sistemare un po’ di cose. Rimasi quasi un anno e mezzo di fuori: fu un periodo di riflessione, di confronto con me stessa e anche di lotta; fu duro ma, alla fine, vinse il Signore. Così “approdai” al Carmelo nelle ferie natalizie del 1990…

Ringrazio e lodo il Signore ogni giorno della mia vita per le meraviglie che Lui compie nel cuore di ciascuno di noi, nel mio per primo!

Suor AnnaLuisa dell’Immacolata

 

sr AnnaLuisa
« La monaca carmelitana presta un inestimabile servizio al popolo di Dio,
consumando la vita nella presenza di Dio,
nell’ardore della preghiera e nello zelo apostolico. »
(Cost. Cap VI, par 22)