Lo Spirito Santo: cuore pulsante della fraternità

La Comunità religiosa è un dono dello Spirito,infatti, vivere insieme in una fraternità, formando un cuor solo e un’anima sola, non può essere solo opera umana, ma accoglienza e opera continua dello Spirito.

si2es09.jpg«Convocate nel nome del Signore, animate dallo Spirito Santo, sull’esempio della Madre di Dio e della Chiesa primitiva, vogliamo vivere unite in “un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32 ) per formare una vera famiglia in cui tutte ci sentiamo sorelle e figlie del medesimo Padre.

Questa unione dei cuori, temprata nella nostra comunità, deve superare i limiti del monastero ed estendersi all’Ordine, alla Chiesa, all’umanità intera» (Cost. 26).

La Comunità religiosa è un dono dello Spirito,infatti, vivere insieme in una fraternità, formando un cuor solo e un’anima sola, non può essere solo opera umana, ma accoglienza e opera continua dello Spirito.

Non siamo noi a scegliere le nostre sorelle, ma è Gesù che ci chiama personalmente a seguire la sua vita e il suo destino, per essere nel mondo segno di comunione: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35 ).

Ed è di questa testimonianza che il mondo oggi ha bisogno. Sorprende che in una società sempre più malata di individualismo, di egoismo, di protagonismo delle persone scelgano di vivere insieme, unite come una vera famiglia, portando i pesi le une delle altre (Gal 6,2 ), amandosi nel Signore con affetto fraterno, accogliendosi nella diversità, vista non come limitazione o espropriazione di sé, ma come ricchezza da accogliere e da donare.

Un donarsi reciproco, scegliendo di non appartenersi, ma di appartenere unicamente a Cristo e ai fratelli.

La fraternità èun aspetto tipico del carisma carmelitano e chiunque si avvicina al Carmelo lo avverte, meglio, lo respira a pieni polmoni.

Nessuno può dire aver trascorso qualche momento al Carmelo senza essersi sentito pienamente accolto, amato sinceramente e gratuitamente, di aver quasi sentito su di sé la carezza del Padre: nel cuore di ciascuno si cela un bisogno non tanto di parole, ma di gesti concreti, i quali nascendo dal silenzio di un cuore orante, comunicano la benevolenza del Signore, il suo richiamo d’amore, la gioia di sentirsi fratelli, figli dell’unico Padre.

Come Maria sotto la Croce anche noi Carmelitane siamo chiamate ad amare i fratelli e le sorelle che il Figlio ci mette accanto e per i quali lui è morto e risorto: amarli nei loro limiti – che sono poi anche i nostri – amarli con lo stesso cuore materno di Maria che proprio sotto la croce ha accolto nel suo cuore l’umanità redenta.