Abbracciato da Dio nel silenzio di un bosco


Siamo tutti intorno a te, Simone, per l’ultimo viaggio.

Questo è il viaggio vero, non un viaggio artificiale, è il viaggio che ti condurrà alla Vita eterna, in quella luce senza tramonto nella quale godrai una pace senza fine, sotto lo sguardo paterno, carico di amore di Dio.

 Siamo tutti intorno a te, Simone, parlando a Dio di te. Silenzioso, un po’ schivo, non abbiamo avuto modo di conoscerti meglio, ma appena arrivato in Comunità, nella prima messa a cui hai partecipato nella cappella del Monastero, ti abbiamo adottato come nuovo fratello, donandoti la nostra croce carmelitana.

Una croce che dice cordata di fraternità.

Una croce che dice preghiera donata.

Una croce che ricorda il mistero di ogni vita, carica di gioia e di dolori.

 Morire a ventitrè anni: una croce carica di interrogativi.

Perché è successo?

A chi è pronto a rispondere con gelido distacco: “Se l’è cercata, poteva evitare di far uso di sostanze!”.

Rispondiamo con un silenzio carico di misericordia divina sia nei confronti di questo nostro fratello, sia nei confronti di chi non sa vedere oltre le apparenze: il cuore dell’uomo è un abisso, dice la Scrittura, e solo Dio può conoscerlo.

“Se sempre ci sentissimo peccatori, poveri uomini, allora l’arroganza e l’incomprensione non prenderebbero posto nel nostro cuore” scriveva don Enzo Boschetti.

 Dio era in quel bosco.

Dio ha abbracciato Simone con tutto il carico dei suoi sbagli, ma anche con tutto il carico delle sue angosce più intime, del suo aver voglia di un ambiente familiare che lo custodisse per sempre, togliendogli l’ansia del futuro, di un destino quasi segnato.

 Simone! Dio ha mandato il suo Figlio Gesù per riscattare la tua vita: nella Sua morte la tua morte non è un capitolo chiuso inesorabilmente, ma un passaggio alla vita vera.

Simone! Non vogliamo fingere di essere ciechi, sappiamo che la tua morte porta dietro l’eco di un mercato di morte. C’è una catena nefasta che scivola silenziosa nelle nostre strade, una catena di dipendenza, di sfruttati e di sfruttatori, tutti mossi come pedine da chi sta molto più in alto.

Non abbiamo mezzi per risanare tutto questo se non una preghiera ardente perché tutti, prima o poi, riscoprano la dignità del loro essere uomini, creati a immagine di Dio.

Caino smetterà un giorno di uccidere Abele!

 Dio ti ha abbracciato in quel bosco: la tua morte, unita  a quella di Gesù, è diventata riscatto di salvezza per molti, anche per chi ti ha venduto la dose fatale.

Tu ora lo sai. Tu ora puoi vedere il mondo con occhi diversi, gli occhi di Dio e sai che Lui non si muove a vendetta, ma sa trasformare in bene ogni male.

 Simone, fratello nostro, facci luce nel cammino e sorridici allegramente come sapevi fare!

 

Le tue Sorelle Carmelitane e tutti gli amici di Casa Speranza